Mentre si attende di conoscere l’intensità effettiva dei dazi promessi da Donald Trump sui prodotti europei – che potrebbero arrivare fino al 30% – cresce la preoccupazione per le possibili ricadute sull’export italiano, in particolare nel settore agroalimentare e per le micro e piccole imprese. Secondo l’analisi della CGIA di Mestre basata su dati OCSE, l’Italia ha esportato verso gli Stati Uniti merci per 64,7 miliardi di euro nel 2024, confermando la propria vocazione al commercio con il mercato americano.
I principali interrogativi riguardano la capacità delle imprese italiane di sostenere la competitività nonostante l’eventuale aumento dei prezzi e la possibilità che i consumatori statunitensi si orientino verso prodotti locali o di altri Paesi. Secondo la Banca d’Italia, però, il 92% dell’export italiano verso gli USA è composto da beni di qualità alta (43%) e media (49%), destinati a una clientela benestante meno sensibile ai rincari. Ciò potrebbe attenuare l’impatto immediato delle tariffe doganali.
Dal punto di vista delle imprese esportatrici, l’esposizione diretta al mercato americano resta contenuta: solo il 5,5% del fatturato totale proviene dagli USA, mentre il margine operativo lordo medio è pari al 10%. Secondo la Banca d’Italia, questo consentirebbe di assorbire eventuali perdite tagliando i margini, senza necessariamente aumentare i prezzi.
Ma l’allarme più forte arriva da Confartigianato, che sottolinea come i dazi rischino di colpire duramente il tessuto delle piccole imprese italiane. Nei dodici mesi terminati ad aprile 2025, l’export verso gli Stati Uniti ha raggiunto i 66,6 miliardi di euro, ma nel primo quadrimestre del 2025 si registra un rallentamento nel manifatturiero non farmaceutico (-2,6%). A salvare il bilancio sono stati l’agroalimentare (+9,3%) e la moda (+3,6%), mentre calano occhialeria (-9,7%), gioielli (-6,8%) e mobili (-2%).
A livello territoriale, le regioni più esposte sono Lombardia (4,4 miliardi, con la moda al 45,5%), Veneto (3,1 miliardi, con gioielli e occhiali al 56%), Toscana (2,9 miliardi, con la moda al 51,6% e l’alimentare al 21,8%) ed Emilia-Romagna (1,6 miliardi, dove l’agroalimentare domina con il 52,9%). Tra le province più coinvolte spiccano Firenze (1.546 milioni, di cui l’83,7% moda), Vicenza (933 milioni, gioielli e moda), Belluno (805 milioni, quasi totalmente occhiali) e Arezzo (557 milioni, 89,6% gioielleria).
Complessivamente, ben 17,87 miliardi di euro di esportazioni verso gli USA provengono dalle piccole imprese italiane. Un comparto vitale, ora esposto a uno scenario internazionale sempre più incerto.



















