La decisione del tribunale amministrativo di Lille, che il 23 settembre ha invalidato il piano di salvaguardia dell’occupazione (PSE) predisposto da Auchan, ha suscitato sorpresa e aperto interrogativi sul futuro dei lavoratori coinvolti.
Il provvedimento riguarda 2.389 dipendenti, in gran parte addetti alla rete di ipermercati in Francia, che erano stati inseriti nel piano di riduzione del personale. La CGT, sindacato storicamente molto attivo nel settore della grande distribuzione, ha accolto con soddisfazione la decisione della magistratura e ha annunciato l’intenzione di proseguire la battaglia legale e sindacale per difendere i posti di lavoro.
Da parte sua, Auchan ha già comunicato la volontà di fare appello, sottolineando che il piano era stato elaborato “per garantire la sostenibilità dell’azienda in un contesto di mercato sempre più competitivo”. L’invalidazione apre ora una fase di forte incertezza: senza un quadro giuridico chiaro, la procedura di riorganizzazione subisce uno stop che rischia di complicare ulteriormente la situazione finanziaria e gestionale del gruppo.
Il caso, secondo osservatori ed esperti di diritto del lavoro, rappresenta un precedente significativo in materia di PSE in Francia. In particolare, il tribunale avrebbe contestato ad Auchan carenze nelle misure di ricollocamento e nel sostegno offerto ai dipendenti in esubero.
Per i 2.389 lavoratori coinvolti, il futuro resta sospeso tra la possibilità di mantenere temporaneamente il proprio impiego e l’incognita di nuovi piani di ristrutturazione. Nel frattempo, i sindacati chiedono un tavolo di confronto urgente con la direzione per valutare alternative credibili ai licenziamenti, puntando su riqualificazione, mobilità interna e investimenti nella rete.
La vicenda riporta al centro dell’attenzione il difficile equilibrio tra esigenze di competitività delle grandi catene e tutela occupazionale, in un settore della distribuzione già scosso da margini ridotti, nuove abitudini di consumo e crescente concorrenza internazionale.