Ad agosto i prezzi alla produzione dell’industria hanno registrato un calo congiunturale dello 0,6%, interrompendo la dinamica positiva dei due mesi precedenti. Su base annua la crescita si è fermata allo 0,2%, in netta decelerazione rispetto al +1,6% di luglio. Il quadro, riferito ai dati pubblicati da Istat, riflette soprattutto l’andamento della componente energetica, che ha spinto al ribasso l’indice generale. Al netto dell’energia, infatti, i prezzi hanno segnato un incremento dello 0,3% rispetto a luglio e dello 0,9% su base annua, segnale di una crescita più stabile per il manifatturiero. Per l’industria alimentare, delle bevande e del tabacco i dati sono più robusti: sul mercato interno i prezzi sono aumentati del 2,1% rispetto ad agosto 2024, confermando la resilienza del comparto nonostante i costi energetici più contenuti.
Sul fronte estero il settore food & beverage mostra performance ancora più marcate: +5,5% nell’area euro, a testimonianza della competitività dei prodotti italiani, e incrementi positivi anche sui mercati non euro. Questi dati consolidano il ruolo trainante del comparto agroalimentare nel sostenere la produzione industriale, in un contesto in cui altri settori – come coke e prodotti petroliferi raffinati – registrano pesanti contrazioni.
Nel complesso, il trimestre giugno-agosto segna per l’industria un aumento dei prezzi alla produzione dello 0,4%, con il mercato interno più dinamico (+0,8%) rispetto all’estero (-0,5%). Per i beni di consumo, categoria che comprende alimentari e bevande, la crescita accelera al +2,0% annuo, rispetto al +1,6% di luglio. Un segnale importante per il grocery e la distribuzione moderna, alle prese con politiche promozionali e tensioni sui margini.
Il settore beverage, in particolare, beneficia di un export vivace, legato alla domanda di vino, birra e acque minerali sui mercati europei, sostenendo il saldo positivo della bilancia agroalimentare. Il rallentamento della dinamica energetica contribuisce a stabilizzare i listini industriali, ma lascia emergere con più chiarezza il contributo strutturale delle filiere food & drink, oggi tra le più solide dell’economia italiana.