Export e qualità spingono l’agroalimentare italiano verso quota 100 miliardi entro il 2030

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Con un valore di 707 miliardi di euro, il cibo si conferma la principale ricchezza dell’Italia, superando i confini dei campi per abbracciare industria, ristorazione e distribuzione moderna. L’analisi di Coldiretti, presentata al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato con The European House – Ambrosetti, fotografa una filiera da record che rappresenta oltre il 40% del territorio nazionale e dà lavoro a 4 milioni di persone.

L’Italia si distingue per produttività e valore aggiunto: più di 42 miliardi di euro nel 2024 e 3.000 euro di valore per ettaro, risultati che la collocano davanti a Francia e Germania. Un sistema fondato su 700mila imprese agricole e su una qualità certificata da 328 Dop/Igp/Stg, 529 vini e 5.547 specialità tradizionali.

A questo si aggiunge una leadership europea nel biologico, con 84mila aziende attive, e nella vendita diretta, grazie alla rete di Campagna Amica. Un modello produttivo che unisce radici locali e visione globale.

Nei primi sette mesi del 2025, l’export agroalimentare ha toccato i 42,5 miliardi di euro, in crescita del 6% rispetto al 2024, con l’obiettivo di raggiungere i 100 miliardi entro il 2030.

“Il nostro cibo non è solo economia, ma cultura, identità e sicurezza”, sottolinea Ettore Prandini, presidente di Coldiretti. Tuttavia, il settore resta esposto a crisi climatiche, speculazioni sui prezzi e dazi internazionali, criticità che rendono urgente una strategia condivisa per difendere il Made in Italy e rafforzare la sovranità alimentare nazionale.

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