Il mercato del maiale in Cina entra nell’ultimo trimestre del 2025 in un contesto misto, segnato da prezzi in calo e cambiamenti nel commercio estero. Secondo il Ministero dell’Agricoltura cinese (MARA), a fine settembre i prezzi all’ingrosso nazionali si attestavano a 19,32 yuan/kg, in flessione del 10% rispetto all’anno precedente. L’abbondante offerta e la domanda debole hanno spinto il governo a esortare gli allevatori a ridurre le scrofe da riproduzione, che in giugno erano 40,43 milioni, pari al 104% del livello di riferimento ufficiale.
Secondo quanto riportato da AHBD la produzione dei primi nove mesi del 2025 ha raggiunto 43,7 milioni di tonnellate, in crescita del 3% su base annua, ma la tendenza al ribasso dei prezzi sta frenando i piani di ricostituzione degli allevamenti minori. Gli operatori più integrati mantengono margini positivi, investendo in efficienza e tecnologia più che in espansione. Gli interventi governativi di sostegno ai prezzi non hanno comunque invertito la debolezza di fondo del mercato. Sul fronte commerciale, nei primi otto mesi dell’anno le importazioni di carne suina cinese hanno totalizzato 1,47 milioni di tonnellate, in linea con il 2024 ma con drastici cambiamenti nei fornitori.
La Spagna resta primo esportatore con 369.000 tonnellate (+8%), mentre gli Stati Uniti e il Brasile registrano crolli rispettivamente del 14% e del 31%. Al contrario, Regno Unito (+20%) e Russia (+233%) aumentano la loro quota sul mercato cinese. Dall’inizio di settembre, la Cina ha introdotto dazi antidumping provvisori sul maiale dell’Unione Europea, con aliquote tra 15,6% e 62,4%, colpendo la competitività dei prodotti europei. Questa misura, risposta ai dazi UE sulle auto elettriche cinesi, sta spingendo gli importatori a diversificare le origini verso fornitori alternativi. Nel complesso, la domanda cinese di carne suina resta stabile ma con un profondo ribilanciamento delle rotte commerciali, destinato a proseguire nel 2026.



















