La filiera suinicola francese vive settimane di grande tensione dopo l’introduzione, a inizio settembre, dei dazi antidumping provvisori imposti dalla Cina sulla carne di maiale e sui suoi derivati provenienti dall’Unione europea. A quasi due mesi dall’entrata in vigore delle misure, il settore lancia l’allarme: le esportazioni verso il principale mercato asiatico stanno rallentando in modo drastico, con pesanti ripercussioni sull’intera catena del valore.
Pechino accusa i produttori europei di vendere la carne suina a prezzi inferiori al costo di produzione, creando concorrenza sleale rispetto all’industria locale. Le tariffe doganali, comprese tra il 20% e il 35% secondo le tipologie di prodotto, colpiscono in particolare Francia, Spagna e Paesi Bassi, i principali esportatori del blocco.
In Francia, dove il comparto vale oltre 7 miliardi di euro e impiega più di 100.000 addetti, la situazione è definita “preoccupante” dalle organizzazioni agricole e dai macellatori. L’interruzione delle spedizioni verso la Cina sta causando un eccesso di offerta interna, con conseguente calo dei prezzi all’origine e compressione dei margini per allevatori e trasformatori.
“Il nostro settore non può sopportare a lungo questa chiusura,” ha dichiarato un portavoce dell’interprofession Inaporc, chiedendo al governo di Parigi di intervenire con misure di sostegno temporanee e una maggiore flessibilità sulle normative ambientali e sanitarie. Molte aziende, specialmente nei territori della Bretagna e della Vandea, dipendono fortemente dalle esportazioni extraeuropee, che rappresentano fino al 40% del fatturato. Alcune hanno già ridotto la produzione o rinviato investimenti previsti per il 2026.
Gli operatori temono che la situazione possa peggiorare se le tariffe diventassero definitive nei prossimi mesi. Le autorità europee, da parte loro, stanno valutando un’azione diplomatica con la Cina e possibili misure di compensazione a livello comunitario. Nel frattempo, il settore francese tenta di riorientare i flussi verso altri mercati asiatici e africani, ma la riconversione si preannuncia lenta e complessa. “Serve una strategia di resilienza per non dipendere da un solo sbocco commerciale,” avvertono gli esperti, sottolineando come la crisi attuale metta a nudo le fragilità strutturali della filiera suinicola europea.



















