I prezzi alimentari sono cresciuti del 24,9% in quattro anni, rallenta l’inflazione ma pesa ancora l’eredità dei costi energetici

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Il rallentamento dell’economia mondiale e la crescente volatilità del commercio internazionale continuano a influenzare in modo significativo il sistema agroalimentare, dalla produzione agricola alla distribuzione grocery e beverage. Secondo gli ultimi dati diffusi da Istat, il contesto di instabilità delle politiche commerciali pesa sugli scambi, mentre nel terzo trimestre si osservano segnali misti: una moderata accelerazione del Pil in Cina e nell’area euro e un allentamento delle pressioni negli Stati Uniti, dove il taglio dei tassi a ottobre mira a sostenere la domanda interna.

Per l’Italia, la stima preliminare indica un Pil stabile rispetto al trimestre precedente, un dato in linea con la Germania ma meno brillante rispetto a Francia e Spagna. Un andamento che riflette anche l’evoluzione del comparto alimentare, ancora influenzato dagli effetti cumulati del caro-energia e dalla normalizzazione della domanda dopo due anni straordinari per volumi e prezzi.

Le esportazioni estive mostrano un lieve rimbalzo (+1,2% giugno-agosto), trainate in particolare da vino, conserve, pasta e prodotti freschi, mentre le importazioni segnano un -0,3% nello stesso periodo, complice la riduzione dei costi delle materie prime agricole e la maggiore autosufficienza in alcune filiere. Sul fronte produttivo, settembre registra un +2,8% dell’indice industriale, compensando il crollo di agosto. Tuttavia, l’intero terzo trimestre rimane negativo (-0,5%), con performance eterogenee nei comparti beverage e trasformati.

L’occupazione cresce a settembre, con segnali positivi nelle industrie food & beverage, dove si osserva un aumento dei contratti permanenti a fronte di una flessione degli stagionali. Anche la GDO continua a reclutare, soprattutto nelle categorie freschi e logistica.

Sul fronte dei prezzi, l’IPCA di ottobre conferma un rallentamento (+1,3% tendenziale), rimanendo sotto la media dell’area euro. Ma il dato più rilevante riguarda l’alimentare: tra ottobre 2021 e ottobre 2025 i prezzi dei beni food sono aumentati del 24,9%, quasi otto punti in più rispetto all’indice generale (+17,3%). L’impennata 2022-2023 è stata guidata dal boom dei costi energetici e dei fertilizzanti, che ha colpito soprattutto gli alimentari non lavorati. Negli ultimi due anni, invece, la crescita dei listini è stata più moderata, sostenuta in parte dal recupero dei margini agricoli dopo la fase più acuta dell’inflazione.

Per il settore resta centrale la sfida dell’equilibrio: proteggere la redditività lungo la filiera, mantenere competitività nelle esportazioni e gestire un consumatore che, pur meno sotto pressione rispetto al 2023, continua a privilegiare convenienza, trasparenza e qualità.

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