Associated British Foods apre una delle pagine più delicate della sua storia, affiancando alla comunicazione dei risultati annuali l’annuncio di una revisione strategica che potrebbe portare alla separazione delle attività alimentari da Primark. Un’ipotesi che negli ultimi anni era stata evocata più volte dagli analisti, ma mai confermata apertamente dalla società. Ora, invece, la direzione sembra pronta a valutare concretamente un cambio di assetto, con l’obiettivo dichiarato di massimizzare il valore di lungo periodo.
Il gruppo ha chiarito che nessuna decisione è ancora stata presa, ma il messaggio inviato ai mercati è netto: la struttura attuale potrebbe non essere più ottimale per due business che hanno dinamiche, esigenze di governance e traiettorie di crescita profondamente diverse. George Weston, amministratore delegato, ha ammesso che il comparto alimentare è stato troppo spesso messo in ombra dal peso mediatico e finanziario di Primark. Pur definendo il business food “un asset eccezionale”, Weston ha riconosciuto che non sempre è stato compreso pienamente dal mercato, a differenza del colosso retail che da anni domina l’attenzione degli investitori. Gli stessi analisti hanno più volte evidenziato che ABF soffre del cosiddetto conglomerate discount, una valutazione più bassa rispetto alla somma delle sue parti.
Le ragioni a favore di un possibile split, dunque, sono sia strategiche sia di governance. Da un lato, le attività food potrebbero beneficiare di una visibilità più nitida, una struttura più snella e una narrativa industriale autonoma. Dall’altro, Primark – ormai una realtà globale, complessa e in forte espansione – potrebbe avere bisogno di un modello di supervisione differente da quello che ha caratterizzato il gruppo negli ultimi 60 anni. Weston lo ha sintetizzato con una frase che fotografa il momento: “Dopo tanti anni in cui il modello ha funzionato in modo eccezionale, forse è arrivato il momento di fare qualcosa di diverso”.
Il contesto in cui nasce questa riflessione non è però privo di contraddizioni. Primark ha chiuso l’anno con vendite in lieve crescita e margini tornati ai livelli pre-pandemia, ma il calo del 2% nelle vendite like-for-like pesa sulle prospettive future, alimentando interrogativi sulla solidità dell’espansione qualora venisse meno la spinta finanziaria del food. Sul versante alimentare, il quadro è più sfumato: il grocery ha mostrato stabilità pur risentendo delle difficoltà negli oli USA e nel pane UK, mentre gli ingredienti hanno registrato un miglioramento dei profitti grazie a risparmi produttivi e a un’attenta gestione dei costi. Le attività dello zucchero hanno invece accusato una combinazione sfavorevole di prezzi europei più bassi e costi elevati della barbabietola, mentre l’agricoltura ha segnato un calo dovuto a costi una tantum e alla riduzione dei contributi da joint-venture.
Nonostante questa eterogeneità, la direzione vede nel food un potenziale ancora molto ampio. Gli investimenti recenti su marchi internazionali come Twinings, Ovaltine, Blue Dragon e Mazola, insieme agli interventi strutturali che hanno coinvolto Allied Bakeries e Azucarera, suggeriscono una volontà di rafforzare e rendere più competitivo il cuore industriale del gruppo. Gli analisti, interpretando queste mosse, ritengono che un ABF “food-only” sarebbe una realtà con meno zavorre, altamente generativa in cassa e pronta a sostenere acquisizioni in segmenti strategici come gli ingredienti per bakery e le categorie ad alto valore.
Il dibattito non si concentra solo sulla strategia, ma anche sul calendario. Weston ha indicato le semestrali come momento in cui raggiungere una decisione sulla direzione da prendere, con un eventuale processo di separazione che richiederebbe circa 18 mesi. In molti vedono nella scelta una manovra che punta più alla chiarezza strategica che a una semplice operazione di valorizzazione finanziaria, sottolineando come le sinergie tra Primark e il food siano ormai quasi nulle.
In un anno in cui i risultati complessivi del gruppo hanno mostrato una moderata flessione, questa possibile svolta apre scenari nuovi e potenzialmente rilevanti. Sia Primark che le attività alimentari potrebbero beneficiare di un’identità distinta e di una governance dedicata, mentre il mercato guarda con crescente interesse all’idea di due realtà autonome, più focalizzate e meglio posizionate per le sfide dei prossimi anni. Se il progetto dovesse concretizzarsi, ABF entrerebbe in una nuova fase, ridefinendo un equilibrio che per decenni ha rappresentato uno dei tratti distintivi della sua storia industriale.



















