Un nuovo report di Bright Green Partners identifica le otto direttrici che guideranno l’evoluzione del foodtech nel 2026, intercettando il punto di incontro tra innovazione tecnologica, cambiamenti della domanda e nuove dinamiche industriali. La tendenza più dirompente riguarda l’integrazione dell’intelligenza artificiale nello sviluppo prodotto: un mercato che potrebbe passare da 15 miliardi di dollari nel 2025 a 140 miliardi nel 2034. L’AI promette cicli di formulazione ridotti da mesi a giorni e una capacità predittiva sempre più accurata su gusto, texture e comportamento in cottura, soprattutto per alternative plant-based, bevande e ready meal.
Tra le aree emergenti spicca anche la crescita della “fiber-maxxing economy”. Con la fortificazione proteica ormai assestata nei mercati occidentali, l’attenzione si sposta sulla fibra, ancora largamente carente nelle diete moderne. Le aziende cercano fibre ad alta efficacia e basso dosaggio, spesso upcycled da scarti come pectina di mela e fibre agrumicole, capaci di migliorare anche cremosità e stabilità dei prodotti.
L’impennata dei prezzi del cacao sta accelerando l’adozione di soluzioni alternative. Grazie ai progressi nella fermentazione e nel flavor engineering, è oggi possibile ottenere profili aromatici “cocoa-like” da avena, girasole, fave e carrube. Alcune grandi aziende del cioccolato, tra cui Barry Callebaut, stanno già collaborando con player come Planet A Foods per diversificare il rischio di approvvigionamento.
In crescita anche le carni ibride, che combinano proteine animali e alternative per ridurre impronta ambientale, migliorare la marginalità e mantenere un profilo sensoriale familiare. Le versioni di nuova generazione faranno leva su estrusione ad alta umidità, grassi da precision fermentation, fibre strutturate e micro-quantità di cellule coltivate per migliorare succosità e aroma.
Il grande ritorno della fermentazione non riguarda più solo kombucha e yogurt: starter e culture bioprotettive stanno diventando strumenti strategici per aumentare shelf life, sicurezza e qualità. Parallelamente, cresce la domanda di prodotti fermentati vegetali, sostenuta dalla crescente evidenza scientifica dei benefici dei live microbes su digestione e metabolismo.
L’upcycling di ingredienti si avvia a un salto di qualità, con l’attenzione che si sposta verso side stream ad alto valore come β-glucani da lieviti di birra, proteine di okara e fibre da bucce di patata. Tecnologie di estrazione più mature e processi standardizzati stanno rendendo questi ingredienti sempre più appetibili per i grandi player.
Prosegue la corsa ai functional foods, sostenuti da consumatori disposti a pagare un premium per prodotti nutrient-dense e benefici specifici. Oltre al filone gut health, restano in crescita proteine, collagene, creatina ed elettroliti.
Infine, il packaging sostenibile entra nella fase della compliance: non più claim generici, ma misurazioni rigorose su emissioni, riciclabilità ed efficienza di riuso. Tra le soluzioni più promettenti compaiono polimeri bio-based avanzati, ibridi fibra–biopolimeri e nuovi formati paper-based.
Secondo Bright Green Partners, “questi trend mostrano dove innovazione tecnologica, esigenze del consumatore e nuove opportunità commerciali si incontrano”. Per il foodtech globale, il 2026 si prepara a essere un anno di forte trasformazione.



















