Durante l’incontro promosso da Cooperabio, la Chief Operating Officer di Nomisma, Silvia Zucconi, ha illustrato una fotografia aggiornata del settore biologico a livello nazionale e internazionale. Il mercato mondiale del bio vale oggi 136 miliardi di euro, con il Nord America che concentra quasi la metà dei consumi (47%), seguito da Europa (40%) e Asia (11%).
L’Italia, pur rappresentando il 3% del valore globale, mostra una dinamica di crescita tra le più solide: dal 2014 al 2024 il giro d’affari è aumentato del +194%. Il biologico copre ormai il 4% della spesa alimentare familiare, pari a circa 66 euro pro capite, con un paniere dominato da frutta e verdura, carne e uova, latticini, olio extravergine, pasta, riso e prodotti da forno.
Il consumo domestico resta prevalente (5,2 miliardi di euro), mentre la ristorazione collettiva e commerciale pesa per 1,2 miliardi. Nella vendita al dettaglio, la Distribuzione Moderna rafforza il proprio ruolo (+5,3% in un anno), seguita dai negozi bio specializzati.
Sul fronte internazionale, le esportazioni italiane crescono del 174% in dieci anni, rappresentando il 5,5% del food export e l’8,5% nel vino bio. Germania, Benelux e Paesi Nordici restano le aree di destinazione più rilevanti, sia per il food sia per il wine.
Il sistema produttivo conta 97.160 operatori attivi (+2,9% nel 2024) e 2,5 milioni di ettari coltivati a biologico, pari al 20,2% della superficie agricola. “Il consumatore italiano associa il bio ai valori di sostenibilità e qualità – ha sottolineato Zucconi – ma chiede anche trasparenza sull’origine, ingredienti poco processati e imballaggi ecocompatibili. A livello internazionale, il Bio Made in Italy gode di un’eccellente reputazione, soprattutto in Nord America e nei Paesi nordici, mercati ad alto potere d’acquisto capaci di trainare l’export nel prossimo futuro.”