Bruxelles contro Budapest: la Commissione Ue chiede lo stop ai tetti sui margini di profitto anche alimentari

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La Commissione europea ha invitato formalmente l’Ungheria a ritirare i limiti obbligatori ai margini di profitto applicati a un’ampia gamma di prodotti alimentari e non alimentari, ritenendoli incompatibili con le regole del mercato interno dell’Unione. In una nota diffusa l’11 dicembre, l’esecutivo Ue ha annunciato l’invio a Budapest di due “pareri motivati”, il passo successivo nella procedura d’infrazione avviata lo scorso giugno.

Le misure contestate fissano un tetto ai margini che i rivenditori possono applicare su specifiche categorie di beni, incidendo in modo particolare sulle imprese a capitale estero, mentre coinvolgono solo una parte delle aziende nazionali. Una procedura riguarda alcuni prodotti alimentari venduti dalla grande distribuzione, l’altra interessa analoghi vincoli applicati a determinati articoli non food commercializzati nelle drogherie. Le restrizioni sono state introdotte a metà marzo e prevedono, per 30 prodotti alimentari, un margine massimo del 10%.

Il primo ministro Viktor Orbán aveva motivato l’intervento con la necessità di fermare “aumenti di prezzo ingiustificati ed eccessivi”, sostenendo che il confronto con le catene distributive non aveva prodotto risultati soddisfacenti. Secondo il governo ungherese, da quando i tetti sono entrati in vigore i prezzi dei generi alimentari sarebbero scesi in media del 20-24%, mentre quelli dei prodotti da drogheria di oltre il 27%. Alla luce di questi dati, Budapest ha deciso di prorogare le misure fino al 28 febbraio e di estenderle a ulteriori 13 categorie merceologiche. La Commissione, tuttavia, ritiene che tali limiti comprimano eccessivamente il divario tra prezzi di acquisto e di vendita, impedendo alle imprese di coprire i costi e costringendo in particolare i retailer non ungheresi a operare in perdita.

Bruxelles contesta anche l’equiparazione tra margine e profitto, sottolineando che non vengono considerati oneri rilevanti come personale, immobili e tasse. Secondo l’esecutivo Ue, le misure rischiano inoltre di avere effetti negativi sull’occupazione nelle catene coinvolte. Il governo ungherese ha replicato accusando Bruxelles di schierarsi “ancora una volta dalla parte delle multinazionali e non dei consumatori europei”, ribadendo la volontà di difendere il tetto ai margini per tutelare le famiglie. Ora l’Ungheria ha due mesi di tempo per rispondere e adeguare la normativa. In caso di esito insoddisfacente, la Commissione potrà deferire la questione alla Corte di giustizia dell’Unione europea.

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