Con un ordine esecutivo firmato l’8 settembre, Donald Trump ha disposto nuove esenzioni dai dazi doganali per una serie di prodotti agricoli e alimentari, tra cui cacao, caffè, banane e avocado. La Casa Bianca ha spiegato che la misura riguarda beni che non possono essere coltivati o reperiti in quantità sufficienti sul territorio statunitense.
Il provvedimento definisce categorie specifiche di merci a dazio zero, includendo frutta tropicale come mango, papaya e kiwi, oltre a tè, caffè e diverse spezie tra cui cannella, curcuma, chiodi di garofano e pepe.
Secondo l’esecutivo, le esenzioni dipenderanno dal valore economico degli accordi reciproci e dagli interessi nazionali degli Stati Uniti. L’Associazione dei marchi di consumo (CBA) ha accolto con favore la decisione, sottolineando che “alcune materie prime sono semplicemente non disponibili a livello domestico per ragioni climatiche e geografiche”.
La CBA, che rappresenta giganti come PepsiCo, General Mills e Mondelēz, ha ricordato che il 90% degli ingredienti viene comunque acquistato da fornitori americani, ma ha invitato l’amministrazione ad aggiornare regolarmente la lista dei prodotti esenti, citando anche l’acciaio stagnato come materia critica.
Già a marzo la stessa associazione aveva chiesto rimozioni mirate di alcuni ingredienti dalle misure tariffarie. La presidente e CEO Melissa Hockstad aveva denunciato la carenza interna di caffè, avena, spezie e frutta tropicale.
Non mancano, però, segnali di allarme dalle imprese. Campbell’s, colosso delle zuppe in scatola, ha avvertito che i dazi su acciaio e alluminio rimarranno un ostacolo rilevante, poiché il gruppo è costretto a importare “latta alimentare” per i suoi imballaggi.