Dodici mesi dopo quello che un analista aveva definito “the mother of all resets”, Campari si presenta ai mercati con numeri solidi e una ritrovata fiducia. Il gruppo milanese, leader mondiale nel segmento premium degli spirit con marchi come Aperol, Campari, Espolòn e Wild Turkey, ha chiuso i primi nove mesi del 2025 con vendite nette pari a 2.281 milioni di euro, in crescita dello 0,2% complessivo e dell’1,5% su base organica.
L’utile operativo adjusted (EBIT adjusted) è salito del 3,6% a 517,4 milioni di euro, con un margine del 22,7% (21,9% un anno fa). Il margine lordo è migliorato di 90 punti base grazie al calo dei costi delle materie prime – in particolare dell’agave – e all’impatto contenuto dei dazi statunitensi, limitato a circa 6 milioni di euro nei nove mesi. Le spese SG&A sono diminuite in rapporto alle vendite, mentre gli investimenti pubblicitari (A&P) sono rimasti sostenuti, al 17,3% del fatturato, per supportare le principali campagne di marca.
Il gruppo ha inoltre proseguito nella semplificazione del portafoglio, completando le dismissioni di Cinzano, dello stabilimento australiano e della quota del 50% in Tannico, e confermando di non prevedere nuove acquisizioni a breve. La solidità finanziaria è migliorata sensibilmente: il leverage ratio è sceso a 2,9x, dai 3,6x di un anno fa, grazie a una forte generazione di cassa e alla riduzione dell’indebitamento netto a 2,24 miliardi di euro.
Dal punto di vista geografico, l’area EMEA cresce del +2% organico nei nove mesi (+4% nel terzo trimestre), con buone performance in Francia (+3%), Regno Unito (+11%) e in diversi mercati dell’Est Europa. In Americhe, la crescita è dell’1%, sostenuta da Giamaica (+11%) e da un recupero negli Stati Uniti nel Q3 (+5%). L’area Asia-Pacifico segna un +5% organico, trainata da Cina, India e Corea del Sud.
Sul fronte dei marchi, la House of Aperitifs – che rappresenta il 46% del fatturato – resta resiliente con Aperol +1% e Campari +2% nel trimestre, mentre Sarti Rosa cresce a doppia cifra e vale ormai oltre il 10% delle vendite in Germania. Positivi anche i trend per Espolòn (+3%), Wild Turkey & Russell’s Reserve (+5%) e per il portafoglio rum giamaicano Wray & Nephew (+16%).
La guidance per l’intero 2025 è stata confermata: crescita organica “moderata” e margine EBIT adjusted stabile, con efficienze su costi e logistica a compensare l’aumento degli investimenti nei brand.
Un anno dopo il “reset” di fine 2024, quando la società aveva deluso le attese e affrontato un cambio di vertice inatteso, Campari dimostra di aver ritrovato equilibrio e slancio operativo. La ristrutturazione ha migliorato la redditività, contenuto il debito e consolidato la leadership nei mercati chiave. Per molti analisti, il 2025 segna così la chiusura del cerchio: il gruppo è tornato a crescere, più disciplinato e più forte di prima.



















