Nel mondo del vino si discute da anni della scarsa attrattività del settore verso le nuove generazioni. I giovani sembrano preferire cocktail, birre artigianali e bevande analcoliche funzionali, lasciando il vino ai margini di una cultura del consumo in forte evoluzione. Il timore, per l’Italia e non solo, è che questo disallineamento generazionale possa compromettere l’intera filiera vitivinicola, dalla produzione alla distribuzione.
Secondo le analisi di Nomisma Wine Monitor, il problema non è tanto un disinteresse improvviso, quanto un profondo cambiamento nei contesti economici, culturali e valoriali in cui i giovani si muovono. Se una volta il vino era sinonimo di tradizione e convivialità familiare, oggi si trova a dover competere con stili di vita più dinamici, attenti alla salute e alla sostenibilità, e con una maggiore varietà di scelte disponibili.
L’indagine condotta nel giugno 2025 mostra come i baby boomer (60 anni e oltre) siano i consumatori più fedeli: il 35% beve vino ogni giorno, il 66% lo consuma durante i pasti e ben 7 su 10 lo beve principalmente a casa. Al momento dell’acquisto, il 50% guarda all’origine territoriale e il 17% al vitigno, mentre solo il 5% tiene conto di criteri legati alla sostenibilità o al biologico.
All’opposto, nella Generazione Z (under 28), solo il 10% è un consumatore quotidiano di vino, mentre il 46% lo consuma ai pasti e predilige spumanti o bianchi fermi. Per loro, il vino è spesso legato a momenti conviviali come aperitivi o feste. Al momento dell’acquisto, guadagnano peso i consigli di amici e l’attenzione alla sostenibilità, che supera il 20% come fattore decisionale.
I Millennials (tra i 29 e i 43 anni) rappresentano un anello di congiunzione: il 21% beve vino quotidianamente, il 48% lo consuma ai pasti, mostrando comportamenti intermedi. Nella Generazione X (44-59 anni), il consumo quotidiano sale al 29% e quello ai pasti al 63%.
Interessante anche il dato demografico: secondo le proiezioni, nel 2050 un terzo degli italiani avrà più di 65 anni, contro il 23% attuale. Un mutamento che avrà inevitabili ripercussioni anche sul mercato del vino.
Secondo Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor, “guardando a queste tendenze, si potrebbe pensare che esista un ciclo di vita del consumo del vino: si inizia in modo saltuario da giovani e si tende ad aumentare con l’età”. Tuttavia, Pantini sottolinea che “fattori strutturali come il salutismo e l’attenzione trasversale alla salute stanno modificando questa traiettoria. Anche nei baby boomer crescono comportamenti più attenti alla salute e al contenuto alcolico, dando spazio a prodotti a bassa gradazione o dealcolati”.
Il futuro del vino, quindi, passa dalla capacità di adattarsi a consumatori più consapevoli, eterogenei e mutevoli. Il settore è chiamato a rinnovare linguaggi, formati, proposte e valori, per non rimanere imprigionato nella nostalgia ma cogliere le opportunità di un cambiamento irreversibile.