Ad agosto il commercio estero con i Paesi extra Ue ha registrato una netta battuta d’arresto, con l’export in calo dell’8,1% e l’import in flessione del 7,1% rispetto a luglio. Il dato colpisce in particolare il comparto food & grocery, incluso nei beni di consumo non durevoli, che segna un -7,8% su base congiunturale e un pesante -13,2% su base annua.
Secondo i dati pubblicati oggi da Istat infatti il trimestre giugno-agosto conferma la dinamica negativa: le vendite all’estero di beni non durevoli si riducono del 4,6% rispetto ai tre mesi precedenti, mentre crescono energia (+21,2%) e beni intermedi (+2,1%). In parallelo, l’import di beni di consumo non durevoli mostra un crollo mensile del 16,5%, ma spicca il balzo tendenziale del +23%, segnale di forte domanda interna, soprattutto alimentare.
Il saldo commerciale complessivo con i Paesi extra Ue resta positivo (+1,8 miliardi), ma in calo rispetto ai 2,8 miliardi di un anno fa. Per il non energetico, l’avanzo si riduce a 5,3 miliardi, mentre il deficit energetico scende a -3,6 miliardi.
Dal punto di vista geografico, i principali mercati penalizzano le esportazioni italiane: -21,2% verso gli Stati Uniti e -26,1% verso la Turchia. Al contrario, crescono le vendite verso Regno Unito (+4,9%) e Svizzera (+4,7%), piazze rilevanti anche per l’agroalimentare italiano.
Sul fronte import, crollano gli acquisti dal Regno Unito (-36,6%) e dai Paesi OPEC (-27,1%), ma esplodono le forniture dagli Stati Uniti (+68,5%) e dai Paesi ASEAN (+13,6%), con effetti diretti sull’approvvigionamento di materie prime e prodotti agricoli.
Il settore food & grocery si conferma quindi in una fase di contrasti: export debole per le vendite dirette, soprattutto verso gli Usa, e import in accelerazione per soddisfare la domanda interna, in un quadro di crescente pressione sui margini delle imprese italiane.