Il rallentamento dei prezzi alla produzione in Germania continua a ridisegnare lo scenario dei costi per l’industria alimentare europea. Secondo Destatis, a ottobre 2025 l’indice PPI del mercato domestico è sceso dell’1,8% su base annua, segnando l’ottavo mese consecutivo in territorio negativo. Su base mensile, però, emerge una lieve inversione (+0,1%), che potrebbe preludere a una stabilizzazione dei listini lungo la supply chain.
Il principale motore della flessione resta l’energia, in calo del 7,5% rispetto all’anno precedente. Per retailer e industria grocery questo continua a tradursi in un alleggerimento dei costi di produzione e logistica, mentre il +0,4% mensile invita alla prudenza in vista dell’inverno. Particolarmente rilevanti i ribassi del gas (-12,1%) e dell’elettricità (-8,3%), elementi chiave per trasformazione, refrigerazione e trasporti.
Sul fronte food, i beni di consumo mostrano un quadro più eterogeneo: +2,3% annuo (+2,3% anche per l’alimentare), ma un calo mensile dell’1,2% segnala una possibile normalizzazione dopo mesi di tensioni. I forti rialzi di alcune materie prime—carne bovina +34,3% e caffè +24,7%—stanno già generando pressioni su diverse categorie grocery, mentre i ribassi di burro (-21,8%), zucchero (-18,3%) e carne suina (-9,2%) offrono margini di ricalibrazione dei listini.
Per la produzione industriale restano in flessione i beni intermedi (-0,5%), con elementi favorevoli per bakery, dolciario e mangimistica: i prezzi di farine (-3,1%) e feed (-6,3%) consolidano un trend deflattivo che può sostenere la marginalità nella trasformazione. Rimane invece elevata la volatilità dei metalli, con effetti indiretti su packaging: l’impennata degli oro (+43%), argento (+37,7%) e platino (+35,4%) può influire sui costi di macchinari e componenti tecniche, mentre il calo dell’acciaio (-5,1%) alleggerisce le produzioni metal-based.
Nel complesso, il quadro tedesco conferma un contesto di energia e materie prime in raffreddamento, utile per il contenimento dei costi industriali, ma con forti divergenze tra categorie. Per retailer, brand e copacker italiani che operano in Germania o importano input dalla manifattura tedesca, il 2026 potrebbe aprirsi con spazi per politiche di pricing più stabili, soprattutto nelle filiere dairy, bakery e grocery dry, mentre il comparto proteico e le bevande calde rimarranno sotto pressione.



















