Gli investitori di Nestlé hanno chiesto le dimissioni del presidente Paul Bulcke, dopo l’uscita di scena del secondo amministratore delegato in poco più di un anno. Lo riporta il Financial Times, secondo cui gli azionisti sono preoccupati per la gestione interna e per le scelte di governance.
La scintilla è stata il licenziamento improvviso di Laurent Freixe, avvenuto a inizio settembre. L’ex CEO è stato allontanato per non aver dichiarato una relazione sentimentale con una subordinata, in violazione del codice di condotta aziendale. La rimozione di Freixe è arrivata a un anno esatto dalla partenza del suo predecessore Mark Schneider e a poche settimane dall’annuncio di Bulcke di volersi ritirare nel 2026.
“Non credo che Bulcke lascerà prima di aprile, ma avrebbe dovuto farlo già quando Schneider fu costretto a dimettersi”, ha dichiarato al FT Alexandre Stucki, fondatore di AS Investment Management, che rappresenta alcuni investitori della famiglia fondatrice. Nestlé ha precisato che i due episodi non sono collegati e che la condotta di Freixe rappresentava una violazione grave e inequivocabile.
Bulcke, 70 anni, belga naturalizzato svizzero, guida il consiglio di amministrazione dal 2017 ed è in Nestlé dal 1979. È stato CEO tra il 2008 e il 2016, prima di passare alla presidenza. Negli ultimi mesi il suo sostegno fra gli azionisti si è indebolito. A preoccupare sono i risultati di vendita: i volumi del gigante del food, il più grande produttore mondiale di alimenti confezionati, sono calati nel 2023, penalizzati dagli aumenti di prezzo introdotti per compensare i costi delle materie prime.
In aprile Bulcke è stato rieletto con l’84,8% dei voti, ben al di sotto del 96% ottenuto nel 2017. Le pressioni ora aumentano: diversi fondi temono che un’uscita ritardata possa aggravare l’incertezza strategica e frenare la ripresa post-pandemia. Nestlé, contattata da Reuters, non ha commentato.
