Il vino francese sotto pressione fra caro rovere e consumi in calo

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Il settore vitivinicolo francese affronta una crisi senza precedenti, colpito da diversi fattori che stanno cambiando profondamente il panorama produttivo e commerciale. Il fenomeno del caro barriques si aggiunge alle difficoltà, portando il prezzo delle botti di rovere a crescere del 50% in appena due anni, una conseguenza diretta della scarsità della materia prima e della concorrenza di altri settori come l’arredamento e l’export verso la Cina. Tale aumento ha avuto ripercussioni pesanti sulle cantine, già indebolite da una drastica diminuzione dei consumi interni di vino.

Negli ultimi dodici mesi, le vendite di barriques francesi sono crollate del 15%, con il mercato nazionale che ha registrato una flessione del 20%. Il caro rovere ha reso difficile per molti produttori mantenere i livelli di invecchiamento tradizionali e la selezione dei migliori legni per la produzione di vini di qualità. Accanto alle questioni di costo, il settore sconta anche una caduta di consumo: se negli anni ’60 un adulto francese beveva circa 120 litri l’anno, oggi la cifra si è ridotta a 40 litri, con un calo progressivo che non accenna a fermarsi. Le esportazioni soffrono, scendendo di oltre il 9% nel 2023, e la domanda interna resta debole.

Il governo, per rispondere alla crisi, ha avviato un piano di estirpazione volontaria che porterà alla rimozione di oltre 27.500 ettari di vigneti entro il 2025, soprattutto in regioni storiche come Bordeaux e il Languedoc-Roussillon. A ogni ettaro estirpato verranno corrisposti 4.000 euro di indennizzo, ma il vincolo di non reimpiantare fino al 2029 pesa fortemente sull’avvenire di centinaia di viticoltori tradizionali.

Secondo le ultime stime ministeriali, la produzione 2025 in Francia si attesterà a circa 37,4 milioni di ettolitri, leggermente superiore al difficile 2024 ma comunque lontana dalle medie degli anni precedenti. Il quadro economico resta complicato: nel solo ultimo anno si sono registrati 255 fallimenti di aziende vitivinicole, soprattutto di piccole dimensioni e concentrate nella Nuova Aquitania. In aggiunta, il valore delle terre vitate è crollato nelle regioni del Cognac e della Valle della Loira, dove le superfici destinate ai vigneti sono in calo evidente.

La crisi del vino francese riguarda dunque l’intera filiera: dai produttori alle tonnellerie, dai distributori agli addetti della ristorazione, con effetti economici e sociali di lunga durata. Diversificazione agricola, enoturismo e innovazione rappresentano le sfide future per rilanciare un settore che resta fondamentale per l’identità e l’economia del Paese.

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