Kioene rinnova la sua immagine, un nuovo packaging racconta 35 anni di evoluzione green

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Kioene cambia volto, ma non valori. L’azienda padovana, pioniera della gastronomia vegetale in Italia, lancia un nuovo packaging che segna l’inizio di una fase di maturità del brand, tra continuità e innovazione. Un restyling pensato per parlare ai consumatori con un linguaggio più diretto e contemporaneo, capace di raccontare la storia di un’impresa familiare che, partendo da una macelleria nel 1888, ha scelto di abbracciare il futuro del cibo a base vegetale.

La nuova veste grafica, curata da NEOM | Brand Design Studio, introduce un design pulito e coerente con i principi di sostenibilità e trasparenza che guidano da sempre la strategia aziendale. Linee essenziali, colori naturali e un logo rivisitato valorizzano il simbolo dell’abbraccio — icona del legame tra uomo, natura e animali — trasformando la confezione in un vero e proprio manifesto visivo.

Oggi Kioene è sinonimo di innovazione alimentare e responsabilità produttiva. I suoi prodotti, a base di proteine vegetali e ingredienti selezionati, rispondono a una domanda di benessere e consapevolezza sempre più sentita dai consumatori. “Abbiamo voluto che ogni confezione raccontasse il nostro percorso – spiega Cristian Modolo, direttore marketing – perché scegliere Kioene significa condividere un’idea di futuro in cui gusto e sostenibilità convivono”.

Ma il restyling non è solo estetico: segna un passaggio culturale. L’azienda invita i consumatori a diventare parte attiva di questa “rivoluzione vegetale” con l’operazione a premi La rivoluzione dell’hamburger, valida fino al 30 giugno 2026. Chi acquista i prodotti freschi aderenti potrà raccogliere punti e ricevere in omaggio il libro di Marco Panara dedicato alla storia del marchio e alla sua svolta dal mondo della carne a quello vegetale.

Un’iniziativa che parla di scelte consapevoli e di gesti semplici, come ritagliare un bollino o spedire una prova d’acquisto, per riaffermare il valore del tempo e della partecipazione. “È un modo per tornare a sentirsi parte di una comunità che crede in un’alimentazione più etica e responsabile”, conclude Modolo.

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