Leon in amministrazione controllata: vendite in calo, rete da ridisegnare e nuova strategia di marca

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Meno di due mesi dopo il riacquisto da Asda, la catena di fast food Leon entra in una nuova fase di ristrutturazione. Il fondatore John Vincent, tornato alla guida dell’insegna nata nel 2004, ha infatti avviato formalmente la procedura di administration per gestire l’indebitamento e ridisegnare la struttura operativa dell’azienda. Il gruppo conta oggi 54 ristoranti, ma non è escluso che una parte significativa venga chiusa nelle prossime settimane.

Leon ha nominato come advisor Quantuma, con l’obiettivo di mettere in sicurezza le passività, razionalizzare il network e riportare l’azienda su un percorso di sostenibilità economica. Da ottobre, mese dell’acquisizione, sono già stati chiusi 10 punti vendita, inclusi tre franchise internazionali, segnando un primo intervento di contenimento dei costi.

La revisione del modello di business ha comportato anche la decisione di interrompere dal 2026 il programma “Roast Rewards”, un abbonamento mensile da 25 sterline che consentiva fino a cinque caffè al giorno e sconti sul food, ritenuto oggi non più sostenibile. Parallelamente, Vincent ha introdotto percorsi di formazione per il personale con un approccio innovativo – come il wing tsun – mirati a migliorare efficienza operativa e gestione dello stress, un tema sempre più rilevante nel quick service.

Secondo gli ultimi dati pubblicati, Leon ha registrato nel 2024 ricavi in calo del 4% a 62,5 milioni di sterline e una perdita ante imposte di 8,38 milioni. La contrazione del traffico nei centri urbani, complice lo smart working, ha inciso pesantemente sulla domanda di consumo veloce, penalizzando soprattutto gli operatori con forte esposizione nelle high street londinesi.

Vincent ha sottolineato come l’intero settore stia affrontando margini compressi da costi operativi e pressione fiscale: “Per ogni sterlina incassata, 36 pence vanno in tasse e solo 2 pence restano all’azienda. È così che molti player stanno accumulando perdite”. Da qui la priorità di chiudere i ristoranti meno redditizi, negoziando con i proprietari immobiliari o cedendo i lease ad altri brand.

Nell’ambito sociale, l’azienda punta a ricollocare parte del personale negli altri ristoranti della catena e ha attivato un percorso di supporto per favorire l’assunzione in Pret a Manger, mitigando l’impatto occupazionale della ristrutturazione. La strategia di rilancio mira a riportare Leon alla sua mission originaria di “naturally fast food”, dopo anni segnati da un progressivo allontanamento dal posizionamento salutistico. La nuova proprietà vuole tornare a un’offerta centrata su qualità, freschezza e convenienza, in linea con l’identità costruita da Vincent e Henry Dimbleby, figure che hanno influenzato anche le politiche alimentari del Regno Unito. “Ricostruiremo Leon sulle sue fondamenta – ha concluso Vincent – e torneremo a crescere quando avremo ripristinato la redditività”. Il mercato attende ora di vedere se questo intervento radicale sarà sufficiente a riportare la catena tra i casi di successo del fast casual britannico.

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