L’Ungheria mette al bando la carne coltivata, scontro aperto con Bruxelles sulle regole UE

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L’Ungheria apre un nuovo fronte con Bruxelles approvando, con una maggioranza schiacciante, una legge che vieta produzione e vendita di carne coltivata. Il testo, adottato con 140 voti favorevoli, 10 contrari e 18 astensioni, pone un divieto totale su prodotti ottenuti tramite coltivazione di cellule o tessuti animali in condizioni artificiali, lasciando come unica eccezione gli usi medici e veterinari. Le alternative vegetali restano invece consentite.

La mossa arriva in un contesto europeo ancora privo di autorizzazioni: l’UE non ha infatti ammesso finora alcun prodotto a base di cellule animali, pur avendo ricevuto nel 2024 la prima domanda da un’azienda francese di foie gras coltivato e, quest’anno, un’istanza olandese per il grasso bovino coltivato. Secondo la Commissione, tuttavia, un divieto nazionale preventivo rischia di violare il principio di libera circolazione delle merci e le norme sui novel food, che impongono una valutazione centralizzata della sicurezza per tutto ciò che non era “consumato significativamente” prima del maggio 1997.

Czechia, Lituania, Paesi Bassi e Svezia hanno espresso preoccupazioni analoghe, avvertendo che lo stop ungherese potrebbe frenare la competitività europea in un settore ritenuto strategico per innovazione e sostenibilità.

Budapest difende il provvedimento appellandosi alla tutela della salute pubblica e del “tradizionale stile di vita rurale”. Nel testo si parla di “pericoli potenziali” legati alle “tecnologie non tradizionali”, mentre il governo Orbán continua a criticare ciò che definisce “carne artificiale” e “prodotti da laboratorio”. Il Ministero dell’Agricoltura sostiene che la carne coltivata presenti “un grande impatto ecologico” e rischi di “aumentare le disuguaglianze sociali”, senza però fornire dati o valutazioni scientifiche a supporto.

La reazione degli esperti non si è fatta attendere. Il Good Food Institute, think tank europeo sulle proteine alternative, ha definito il divieto “nonsensico e legalmente indifendibile”, sottolineando l’assenza di prove riguardo a rischi per la salute umana o l’ambiente. “È un precedente pericoloso,” avverte l’organizzazione, “che sacrifica la scienza a favore della politica e della protezione dell’esistente.”

Il voto ungherese arriva mentre anche l’Italia, pioniera nel 2023 nel vietare la carne coltivata, resta in stallo per una notifica irregolare inviata alla Commissione. La partita tornerà ora sul tavolo europeo, dove Bruxelles dovrà valutare se avviare una nuova procedura d’infrazione per violazione delle regole sul mercato unico e sul regime autorizzativo dei novel food.

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