Nel Nord si spende di più ma una famiglia su tre taglia il cibo. Crescono oli, frutta e ristorazione

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Nel 2024 la spesa media mensile delle famiglie italiane è rimasta pressoché stabile a 2.755 euro, in lieve aumento rispetto ai 2.738 del 2023 (+0,6%), ma inferiore al ritmo dell’inflazione. Tra il 2019 e il 2024 la spesa è salita del 7,6%, mentre i prezzi al consumo sono aumentati del 18,5%.

Secondo i dati appena diffusi da Istat, la componente alimentare mostra segnali di stagnazione: la spesa per prodotti alimentari e bevande analcoliche non cresce, nonostante l’aumento dei prezzi (+2,5% nel 2024 contro il +10,2% del 2023). Oltre una famiglia su tre (31,1%) ha dichiarato di aver limitato quantità o qualità del cibo acquistato, confermando un atteggiamento prudente nei consumi quotidiani.

Aumentano tuttavia alcune voci essenziali: oli e grassi +11,7% (18 euro mensili) e frutta +2,7% (45 euro). Si tratta di un segnale di attenzione verso alimenti di base e categorie salutari, a discapito di prodotti più costosi o accessori.

La quota alimentare sul totale della spesa è in media del 19,3%, ma raggiunge il 25,4% nel Sud e il 23,5% nelle Isole, mentre si ferma al 17,4% nel Nord-est. Ciò riflette un diverso peso del grocery nel budget familiare, con maggiore incidenza delle spese alimentari nelle aree a reddito più basso.

Sul fronte della ristorazione, la spesa per servizi di ristorazione e alloggio è cresciuta del 4,1%, arrivando a 162 euro mensili. Il recupero post-pandemia prosegue, seppure con ritmi più lenti rispetto al +16,5% del 2023. L’aumento è particolarmente marcato nel Centro Italia (+7,2%, 175 euro), mentre i livelli più alti si registrano nel Nord-est (209 euro).

In Lombardia, regione guida per consumi e ristorazione, la quota destinata ai servizi fuori casa tocca il 7,5% della spesa totale, contro il 5,9% nazionale. In Calabria, invece, la quota destinata ai prodotti alimentari sale al 28,2%, segno di un paniere fortemente orientato ai beni primari.

Nel complesso, i dati ISTAT 2024 indicano una tenuta apparente della spesa alimentare, ma con una base di consumo sempre più selettiva e polarizzata: la spinta verso convenienza, prodotti essenziali e promozioni conferma il ruolo strategico del retail alimentare come punto di equilibrio tra inflazione e stili di vita.

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