Il 2025 si avvia ad andare in archivio come un anno di transizione per il mondo del vino, degli spiriti e degli aceti, segnato da tensioni commerciali e da un riposizionamento dei consumi a livello internazionale. Tuttavia, la filiera italiana mostra una sorprendente capacità di adattamento, ricalibrando strategie e investimenti per mantenere la propria competitività in uno scenario in continuo movimento. È quanto emerge dall’Osservatorio Federvini curato da Nomisma e TradeLab, che fotografa i primi nove mesi dell’anno.
Le imprese italiane, pur dovendo affrontare un contesto segnato dal rallentamento economico e dall’irrigidirsi dei dazi, continuano a difendere le quote nei mercati maturi e a crescere in aree emergenti. La rimodulazione dei consumi interni e la ridefinizione degli equilibri internazionali impongono oggi una strategia più selettiva, capace di valorizzare identità, qualità e posizionamento. Secondo Giacomo Ponti, Presidente di Federvini, la chiave è proprio nel cambio di paradigma della domanda: «Assistiamo al passaggio da un consumo di abitudine a un consumo di scelta, dove a fare la differenza non è più la frequenza, ma il valore dell’esperienza». Un’evoluzione che riguarda tanto i mercati esteri quanto il comportamento degli italiani, sempre più attenti alla dimensione qualitativa.
Sul fronte export, la dinamica più rilevante è il rallentamento negli Stati Uniti, dove l’effetto anticipazione degli ordini del primo trimestre – con import di spiriti dall’Italia schizzati fino al +126% – si è tradotto in una flessione fisiologica: -4,8% per il vino e -5% per gli spiriti. Una correzione che non intacca la competitività del Made in Italy, il cui calo complessivo (-2% a valore) resta più contenuto rispetto ai principali concorrenti globali come Cile e Francia. Mentre gli USA si assestano, avanzano mercati alternativi: la Germania aumenta l’import di vino italiano dell’8,8%, il Brasile dell’8,7%, mentre gli aceti trovano slancio in Asia e Nord America, con crescite rilevanti in Corea del Sud (+33,9%), Cina (+29,9%) e Canada (+20,1%). Anche gli spiriti mostrano sorprese positive, con performance brillanti in Giappone (+28,9%), Canada (+9,8%) e un vero boom in Cina (+94,1%).
All’interno dei confini nazionali, la GDO conferma una sostenuta vivacità per vini e spiriti. I vini crescono dello 0,9% a valore, trainati soprattutto dalle bollicine, che mettono a segno un +6% a volumi e continuano a conquistare spazio nel carrello della spesa. Gli spiriti chiudono i nove mesi in positivo sia a valore (+0,3%) sia a volume (+0,7%), grazie alla domanda crescente di aperitivi alcolici (+4,3%) e distillati (+1%). Solida anche la categoria degli aceti: +3% a valore complessivo, con l’Aceto Balsamico di Modena IGP a +2,4% e un aceto di mele in forte espansione (+5,5%).
Nel canale Horeca non si registra una rinuncia, bensì una riorganizzazione dei comportamenti: le visite totali calano leggermente (-1,4%), ma la spesa complessiva resta in terreno positivo (+1,3%) complice anche l’inflazione. Gli italiani concentrano le uscite sui momenti più gratificanti, come il dopocena, che cresce del 2,1% nel terzo trimestre. Le consumazioni di vino (-7%) e cocktail (-5%) riflettono un approccio più misurato e selettivo, orientato alla ricerca della qualità. Le bollicine mostrano invece una resilienza superiore alla media (-3%), sostenute dal recupero estivo che testimonia il desiderio di gratificazione e socialità del consumatore italiano.



















