Otto miliardi di export e 22% di quota mondiale: l’avanzata del vino italiano in 46 mercati

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La filiera del vino in Italia vale 16 miliardi di euro e rappresenta il 9% del food & beverage nazionale. Sono alcuni dei numeri emersi dal XIV incontro con il Territorio del Comitato Leonardo, organizzato con Herita Marzotto Wine Estates. Alla presenza del Ministro Francesco Lollobrigida, di Sergio Dompè, Gaetano Marzotto, Matteo Zoppas ed Ettore Prandini, l’appuntamento ha offerto un aggiornamento su struttura, competitività e prospettive del settore.

Secondo la relazione di Denis Pantini, Responsabile Agroalimentare e Wine Monitor Nomisma, la filiera del vino in Italia vale 16 miliardi di euro, pari al 9% del food & beverage nazionale. È un settore composto da circa 30.000 imprese di trasformazione e oltre 240.000 aziende agricole, un mosaico produttivo capillare, ma estremamente frammentato.

Sul fronte internazionale, nel 2024 l’export ha superato gli 8 miliardi di euro, rappresentando il 14% dell’export agroalimentare italiano. L’Italia mantiene la leadership mondiale per volumi esportati e il secondo posto per valore, alle spalle della Francia. E negli ultimi vent’anni il posizionamento nei mercati esteri è migliorato in modo significativo: da 9 mercati in cui eravamo leader a inizio anni Duemila ai 46 mercati attuali. La quota a valore delle esportazioni italiane è salita dal 17% al 22%, mentre quella francese è scesa dal 38% al 33%.

Il quadro produttivo, tuttavia, evidenzia criticità strutturali. A fronte di 409 Dop e 118 Igp, le prime 100 aziende coprono solo il 46% del fatturato e il 58% dell’export, quote molto inferiori rispetto ai principali competitor come Francia e Australia. A ciò si aggiunge una forte dipendenza da un’unica categoria: il Prosecco rappresenta il 25% dell’export di vino imbottigliato italiano, una concentrazione che espone a rischi di saturazione o shock normativi.

Sul versante geopolitico, Pantini ha richiamato le tensioni commerciali tra Stati Uniti, Canada e Cina. Nei primi sette mesi del 2025 i produttori americani hanno perso circa il 30% dell’export complessivo, complice l’effetto dazi e ritorsioni. Per l’Italia l’impatto è più moderato ma tangibile: nello stesso periodo le esportazioni di vino sono scese del -0,9% in valore, anche per effetto della svalutazione del dollaro. Un dato che richiederà una valutazione completa a fine anno.

In un settore dove la concorrenza globale si intensifica e le dinamiche regolatorie cambiano rapidamente, il vino italiano conferma dunque un ruolo economico primario, ma anche la necessità di rafforzare dimensione, diversificazione e presidio dei mercati esteri.

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