La nuova packaging tax britannica, introdotta con lo schema Extended Producer Responsibility (EPR), rischia di scaricare oltre l’80% dei costi direttamente sui consumatori. È quanto emerge da una nuova indagine del British Retail Consortium (BRC), che fotografa un quadro critico per famiglie e imprese già colpite dall’aumento del costo della vita.
Secondo i dati, l’EPR imporrà un onere di miliardi di sterline al settore, andando a sommarsi ai 5 miliardi di costi aggiuntivi per l’occupazione derivanti dall’aumento dell’Insurance e del National Living Wage introdotti nell’ultimo Budget. Per la Bank of England, l’impatto della nuova tassa si tradurrà da solo in +0,5% di inflazione alimentare.
L’85% dei retailer segnala inoltre un aggravio significativo di burocrazia e adempimenti: le aziende devono ora monitorare e comunicare nel dettaglio materiali e quantità di imballaggi immessi sul mercato. Un processo oneroso, che appesantisce un comparto già sotto pressione.
Nonostante ciò, il settore non resta fermo: l’85% dei retailer prevede di aumentare l’uso di packaging sostenibile, mentre quasi l’80% punta a ridurre i volumi complessivi di imballaggi. Tuttavia, senza una chiara destinazione delle risorse, i benefici per consumatori e ambiente rischiano di non concretizzarsi.
Il BRC chiede al Governo di vincolare i proventi EPR al finanziamento dei sistemi di raccolta e riciclo gestiti dai consigli locali, evitando che la misura diventi solo un ulteriore peso fiscale.
“I retailer sostengono il principio ‘chi inquina paga’ e stanno già cambiando il proprio packaging – spiega Andrew Opie, direttore Food & Sustainability di BRC – ma questa tassa da miliardi sarà di fatto pagata dai consumatori. Senza trasparenza e risultati tangibili, l’EPR rischia di trasformarsi in un mero aggravio per il settore, senza benefici reali per l’ambiente”.