L’inflazione nel Regno Unito resta stabile al 3,8% ad agosto, ma l’attenzione si concentra sull’aumento dei prezzi alimentari, che hanno raggiunto il 5,1%, toccando il livello più alto degli ultimi 18 mesi. A sottolinearlo è il Dr. Kris Hamer, Director of Insight del British Retail Consortium (BRC), che mette in guardia sugli effetti per le famiglie britanniche.
Secondo Hamer, l’aumento è dovuto principalmente ai maggiori costi occupazionali e ai raccolti scarsi, che hanno spinto i retailer a rivedere i listini. L’aspetto più preoccupante è che l’inflazione alimentare corre oggi più velocemente dei salari, erodendo il potere d’acquisto dei consumatori.
Sul fronte positivo, alcune categorie hanno contribuito a contenere il dato complessivo: trasporti, abbigliamento e calzature hanno registrato cali, in parte grazie agli sconti sui prodotti estivi. Inoltre, alcuni beni di prima necessità, come cereali e pasta, hanno visto i prezzi diminuire nel corso del mese.
Tuttavia, le famiglie continuano a percepire l’aumento del costo della spesa settimanale. “I retailer stanno facendo il massimo per garantire valore ai clienti, ma non possono assorbire i 7 miliardi di sterline di costi aggiuntivi imposti quest’anno”, ha spiegato Hamer.
Questi costi includono l’aumento dei contributi previdenziali, il rialzo del salario minimo nazionale e la nuova tassa sugli imballaggi. Per il BRC, il prossimo Bilancio rappresenta un’occasione cruciale: il Cancelliere dovrebbe introdurre una riduzione significativa delle imposte sugli esercizi commerciali, “senza che nessun negozio paghi di più”. Se invece il Governo decidesse di scaricare ulteriori oneri sul settore, l’avvertimento è chiaro: sarebbero i consumatori a pagare il prezzo, vedendo ulteriormente lievitare la spesa quotidiana.