Tariffe e incertezza commerciale frenano i porti USA: attesi nuovi cali nei volumi import nel 2026

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Secondo il nuovo Global Port Tracker della National Retail Federation (NRF) e di Hackett Associates, l’impatto delle tariffe e il clima di instabilità sulle politiche commerciali statunitensi continueranno a pesare sui volumi di importazione anche nel 2026. Negli ultimi mesi, i principali porti container del Paese hanno registrato flessioni significative e il trend, per gli analisti, è destinato a proseguire.

“Gli scaffali dei negozi sono pieni e ci prepariamo a una stagione natalizia da record, ma rimane molta incertezza sulle politiche commerciali del prossimo anno”, ha dichiarato Jonathan Gold, vicepresidente NRF per la Supply Chain. “Qualunque scenario si presenti, i retailer si adatteranno per garantire ai consumatori prodotti accessibili”.

Il quadro regolatorio resta instabile. L’amministrazione ha recentemente ridotto alcune tariffe su prodotti alimentari, ma il destino di altre imposte introdotte tramite l’International Emergency Economic Powers Act dipende ora dalla decisione della Corte Suprema. Anche in caso di annullamento, il governo potrebbe reintrodurle con altri strumenti normativi.

Per Ben Hackett, fondatore di Hackett Associates, gli effetti sulle dinamiche commerciali sono ormai evidenti. “Le tariffe stanno indebolendo la domanda di trasporto container. Ci aspettiamo un rallentamento dal quarto trimestre di quest’anno fino alla prima metà del prossimo. Le tariffe di nolo stanno già scendendo su entrambe le coste per via della minore necessità di spazio nave”, ha spiegato.

Il calo dei traffici avviene in un contesto paradossale: la NRF prevede vendite natalizie record, per la prima volta oltre quota 1.000 miliardi di dollari, con una crescita tra il 3,7% e il 4,2% rispetto al 2024. A ottobre i porti monitorati hanno movimentato 2,07 milioni di TEU, in diminuzione dell’1,8% sul mese precedente e del 7,9% su base annua. Le stime per novembre e dicembre indicano rispettivamente 1,91 e 1,86 milioni di TEU, con cali a doppia cifra. Sarebbero i mesi più lenti dal picco di luglio e dicembre risulterebbe il peggiore da giugno 2023. Oltre alla stagionalità, pesa l’effetto confronto: alla fine del 2024 molti importatori avevano accelerato gli arrivi temendo scioperi nei porti.

Il primo semestre 2025 chiuderà, secondo le previsioni, a 12,53 milioni di TEU (+3,7% annuo), mentre l’intero anno dovrebbe attestarsi a 25,2 milioni di TEU, in lieve calo rispetto ai 25,5 milioni del 2024. Per il 2026 le prospettive restano deboli: gennaio segnerebbe il primo rimbalzo mensile dopo sei mesi, ma resterebbe comunque sotto del 10% rispetto all’anno precedente; febbraio, marzo e aprile mostrano nelle previsioni ulteriori decrementi.

Il Global Port Tracker analizza i principali scali della West, East e Gulf Coast, offrendo uno dei riferimenti più autorevoli per valutare lo stato della supply chain statunitense. La NRF e Hackett Associates continueranno a monitorare un settore che resta cruciale per il commercio globale e per il retail americano, oggi più che mai condizionato da variabili geopolitiche e normative.

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