Tyson Foods ha raggiunto un accordo preliminare per chiudere una causa legale relativa a presunte pratiche di fissazione dei prezzi nel settore della carne suina, impegnandosi a versare 85 milioni di dollari. L’intesa, resa nota il 1° ottobre, dovrà ora ricevere l’approvazione del giudice distrettuale John Tunheim a Minneapolis.
La causa, avviata nel 2018, accusa diversi grandi player del comparto di aver cospirato per gonfiare artificialmente i prezzi della carne suina negli Stati Uniti. L’accordo con Tyson rappresenta il più consistente degli ultimi sette anni nell’ambito di questo filone di contenziosi antitrust.
In precedenza, Smithfield Foods aveva chiuso la propria posizione nel 2022 con un risarcimento da 75 milioni di dollari. Restano invece ancora in sospeso le posizioni di Triumph Foods e AgriStats, che non hanno ancora raggiunto alcuna intesa.
Tyson, secondo produttore di carne suina negli Stati Uniti dietro a Smithfield, ha realizzato nel 2024 vendite per 5,83 miliardi di dollari in questo segmento, pari all’11% del suo giro d’affari complessivo. L’azienda gestisce sei impianti di macellazione, con una capacità settimanale di oltre 421.000 capi.
Il gruppo non ha rilasciato commenti ufficiali sull’accordo. Negli ultimi anni Tyson è stata coinvolta anche in altre cause simili: a gennaio 2025 ha accettato di pagare 72,5 milioni di dollari per chiudere un contenzioso sul manzo in un tribunale federale di Denver; nel dicembre 2024 aveva concordato 115,5 milioni per un’analoga causa riguardante il pollo in Maryland.
Dal punto di vista finanziario, le azioni Tyson Foods hanno chiuso la giornata di giovedì a 54,42 dollari, in calo di 5 centesimi. Su base annua il titolo perde circa il 4,9%, con un range di scambio a 52 settimane compreso tra 51,85 e 65,95 dollari.