La guerra dei dazi ridisegna la mappa mondiale della soia: Sud America nuovo baricentro globale

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La guerra commerciale tra Washington e Pechino continua a colpire duramente l’America rurale. Dall’Iowa al Nebraska, i campi di soia sono pieni ma i silos traboccano invenduti: da aprile la Cina ha azzerato gli acquisti di soia statunitense, sostituendoli con importazioni record dal Brasile e dall’Argentina.

Negli Stati Uniti, metà del raccolto di soia era destinato al mercato cinese. Ora, mentre i prezzi sono crollati del 40% rispetto a tre anni fa, gli agricoltori affrontano la crisi più grave dagli anni Ottanta. In Nebraska, dove un impiego su quattro dipende dall’agricoltura, il PIL regionale è atteso in calo del 6%.

L’agricoltura americana sta affrontando la prova più dura da decenni e molti operatori ritengono che il mercato cinese sia ormai perso. Le aziende agricole cercano di diversificare le produzioni e individuare nuovi sbocchi, ma la transizione richiede tempo e risorse.

A Elkhorn, in Nebraska, intere famiglie agricole lavorano ora sottocosto, dopo generazioni dedicate alla coltivazione della soia. Il malcontento cresce anche tra gli agricoltori che avevano sostenuto l’attuale amministrazione, delusi dagli effetti di una guerra commerciale che sembra non avere vincitori.

Oltre al crollo della domanda, pesano i dazi sui fertilizzanti e sui macchinari agricoli, che hanno fatto aumentare i costi di produzione. Colossi come John Deere risentono della crisi, mentre gruppi europei come Claas scelgono di produrre in loco per aggirare le tariffe.

Nel frattempo, la Cina ha riorientato le sue importazioni verso l’America Latina: il Brasile copre oltre il 70% del suo fabbisogno di soia e l’Argentina ha intensificato gli invii grazie a nuovi accordi logistici, mentre Paraguay e Uruguay stanno ampliando le proprie quote di mercato. Gli Stati Uniti, che fino a pochi anni fa fornivano più di un terzo della soia consumata in Cina, sono scesi sotto il 10%, con mesi di esportazioni prossime allo zero.

La Casa Bianca valuta nuovi sussidi per gli agricoltori, stimati in circa 10 miliardi di dollari, ma si tratta di misure temporanee che non risolvono i problemi strutturali del settore. La guerra dei dazi ha ridisegnato le rotte globali della soia e messo a rischio la sopravvivenza di migliaia di aziende agricole del Midwest, mentre l’America Latina si consolida come nuovo baricentro mondiale della filiera.

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