Il mercato mondiale dell’olio d’oliva chiude il terzo trimestre dell’anno con segnali contrastanti. Secondo l’Osservatorio internazionale di Certified Origins, le esportazioni europee verso gli Stati Uniti hanno toccato livelli record, mentre la siccità e il caldo estremo penalizzano le stime produttive in Spagna. A giugno, i volumi diretti oltreoceano hanno superato le 66.000 tonnellate, più del doppio rispetto allo stesso mese del 2024. Le catene della grande distribuzione americana hanno anticipato gli acquisti per mitigare gli effetti dei nuovi dazi, ma l’impatto reale sulle vendite al dettaglio sarà visibile solo nella parte finale dell’anno.
Sul fronte produttivo, la Spagna registra una revisione al ribasso del -10% rispetto alle previsioni iniziali, riportando la campagna 2025/2026 sui livelli della precedente. L’Italia mostra invece un andamento positivo: le stime indicano circa 300.000 tonnellate, pari a un +20% rispetto all’anno scorso, con la crescita trainata dalle regioni del Sud. La Tunisia consolida il suo ruolo con 450.000 tonnellate. Gli Stati Uniti si confermano primo mercato extra-UE, con oltre 181.000 tonnellate importate e una crescita fino al +18% su base annua. Seguono Brasile, Regno Unito, Australia, Canada e Cina, tutti in aumento.
“Gli Stati Uniti restano un partner chiave per il settore – spiega Giovanni Quaratesi, Head of Corporate Global Affairs di Certified Origins –. L’olio extravergine è ormai presente in oltre la metà delle case americane, e la tendenza verso una dieta più sana continua nonostante i dazi”. Fondata a Grosseto, Certified Origins è tra i leader mondiali dell’olio extravergine certificato, con impianti di imbottigliamento in Italia e USA e una rete globale che valorizza la filiera mediterranea e la sostenibilità.