Unilever torna al centro dell’attenzione dei mercati dopo le prime dichiarazioni ufficiali del CEO Fernando Fernandez successive alla conclusione della scissione del business gelati, un’operazione che ha riacceso le speculazioni sul futuro del portafoglio food del gruppo. Intervenendo al fireside chat di JPMorgan, Fernandez non ha chiarito se la categoria sarà oggetto di ulteriori dismissioni, lasciando aperte diverse letture strategiche.
Da un lato, il CEO ha definito il food “margin accretive, cash accretive e a bassa intensità di capitale”, sottolineandone l’attrattività. Dall’altro, ha evidenziato come la permanenza delle singole attività nel portafoglio dipenderà dalla capacità di “guadagnarsi il diritto di restare”, secondo la logica già adottata per gli altri segmenti del gruppo.
Al centro del perimetro strategico rimangono i power brand Hellmann’s e Knorr, oggi pari al 60% del business alimentare, destinati – secondo Fernandez – a salire al 70-75% attraverso premiumisation e focalizzazione sui mercati ad alto valore. Nessuna indicazione, però, sui tempi o sulle leve operative per raggiungere questo obiettivo.
Negli ultimi mesi Unilever ha accelerato sullo “snellimento” del food, con dismissioni per 1–1,5 miliardi di euro, in gran parte marchi locali europei. Tra gli asset già ceduti figurano Graze nel Regno Unito, The Vegetarian Butcher, alcune linee Tomato al Gusto in Germania, oltre ai brand olandesi Unox e Zwan. Secondo fonti stampa, anche nomi storici come Marmite, Colman’s e Bovril potrebbero finire in revisione.
Fernandez ha chiarito che le priorità M&A restano beauty, personal care, USA e India, lasciando intendere che il food non sarà oggetto di acquisizioni, ma semmai di ulteriore ottimizzazione del perimetro. Il CEO punta inoltre a portare il premium al 50% del portafoglio, convinto che “il profit pool si stia spostando verso l’alto di gamma”, in particolare nei condimenti, categoria trainante negli Stati Uniti.
Il food resta comunque una componente rilevante del gruppo, con 13,4 miliardi di euro di ricavi nel 2024, al livello di personal care e beauty. Ciononostante, alcuni analisti – tra cui Jefferies – continuano a ritenere la cessione del food una possibilità aperta, in uno scenario che richiederebbe però una significativa espansione nel personal care per mantenere la scala competitiva complessiva.

















