Ue suini in allerta: prezzi in caduta e nuove malattie in Spagna rischiano di destabilizzare il mercato nel 2026

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l mercato suinicolo europeo chiude il 2025 in un contesto di forte instabilità, segnato dal calo dei prezzi, dall’aumento dell’offerta e da un evento destinato a lasciare un segno profondo: il rilevamento della peste suina africana (ASF) in Spagna, primo produttore ed esportatore dell’Unione. Secondo gli ultimi aggiornamenti, le quotazioni europee di suini di categoria S sono scese a 149,24 p/kg, il livello più basso da marzo 2022, con una perdita di 5,35 p nelle ultime quattro settimane. A incidere è l’eccesso di disponibilità, combinato con una domanda più debole, in un quadro dove il differenziale di prezzo con il Regno Unito ha superato i 53 p, rendendo il prodotto UE particolarmente competitivo per gli acquirenti.

La produzione UE tra gennaio e agosto ha raggiunto 14,4 milioni di tonnellate, +3% su base annua, trainata da Spagna (+6%), Polonia (+5%) e Italia (+4%). Anche la macellazione cresce dell’1%, con 148,6 milioni di capi, rafforzando l’offerta interna ma contribuendo alla pressione ribassista sui listini. In parallelo, l’export mantiene un profilo stabile: 2,9 milioni di tonnellate nei primi nove mesi (+1%), nonostante il rallentamento verso i mercati chiave asiatici. La Cina resta il primo sbocco con 820.100 tonnellate, ma le spedizioni scendono del 2%, penalizzate dalle misure antidumping e dal calo della domanda locale. Più marcata la contrazione verso il Giappone (-20%), mentre Vietnam registra un +22%, trainato dall’offerta europea di frattaglie e carne fresca in risposta ai focolai di ASF nel Paese.

Le importazioni, pari a 99.600 tonnellate (-3%), riflettono una maggiore autosufficienza produttiva, con il Regno Unito primo fornitore e un brusco ridimensionamento delle spedizioni da Cile e Svizzera. Tuttavia, il vero elemento di rottura per il 2026 riguarda l’ASF in Spagna, localizzato in Catalogna, area che rappresenta circa il 40% della produzione nazionale. Pur in presenza di sistemi di regionalizzazione che permettono continuità commerciale con UE, UK e in parte Cina, il prodotto spagnolo perde accesso ai principali mercati globali extra-UE.

La conseguenza attesa è un massiccio riflusso di volumi verso il mercato interno, con prezzi fortemente ribassati e un rischio concreto di spiazzamento competitivo per gli altri produttori europei. Germania e Francia potrebbero beneficiare solo marginalmente della riallocazione della domanda globale, poiché restano limitate da restrizioni sanitarie o capacità produttiva. La prospettiva è quindi quella di un mercato europeo caratterizzato da eccesso di offerta strutturale, pressioni sui margini e crescente volatilità dei prezzi, mentre gli esportatori extra-UE – Brasile, USA e Canada – sono posizionati per assorbire la domanda lasciata scoperta dalla Spagna.

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