McDonald’s ha riportato un calo globale delle vendite per il secondo trimestre consecutivo, con una diminuzione dell’1,5% su base annua nel terzo trimestre, superiore allo 0,6% previsto. Questo calo, che segue un decremento dell’1% nel secondo trimestre, è attribuito alla debole domanda in mercati internazionali chiave, come Francia, Regno Unito, Medio Oriente e Cina, dove i consumatori, soprattutto quelli a basso reddito, continuano a risentire dell’inflazione alimentare.
Nonostante l’aumento del 3% dei ricavi trimestrali a 6,9 miliardi di dollari, l’utile netto è sceso del 3% a 2,26 miliardi, sotto le attese. Per affrontare la flessione, l’azienda ha esteso l’offerta di un pasto a 5 dollari negli USA, strategia che ha portato a un aumento dello 0,3% delle vendite comparabili nei circa 13.500 ristoranti statunitensi, invertendo il trend negativo del trimestre precedente.
La speranza di una ripresa è stata però ostacolata da un’epidemia di Escherichia coli legata a cipolle usate in alcuni hamburger, rilevata dopo la chiusura del trimestre. L’azienda ha identificato il fornitore e ripreso le vendite dei Quarter Pounders nella regione interessata.
Le vendite internazionali, che includono i ristoranti attivi da almeno 13 mesi, hanno visto un calo del 2,1% nei mercati dove McDonald’s gestisce direttamente le attività, con la Francia e il Regno Unito che hanno maggiormente contribuito al trend negativo. Nei mercati con licenza, il calo è stato del 3,5%, anche a causa del conflitto in Medio Oriente e della debolezza delle vendite in Cina, mentre il business in America Latina ha mostrato segni di crescita.
Per incrementare le vendite, McDonald’s ha lanciato set di tazze da collezione in 30 paesi, una mossa che, secondo Bernstein Research, potrebbe supportare le vendite globali. A giugno, McDonald’s contava 42.406 ristoranti in tutto il mondo, di cui il 95% in franchising.