Il Consiglio UE, riunito nella formazione Affari Esteri-Commercio, ha approvato una proposta della Commissione per aumentare significativamente i dazi sulle importazioni di cereali, semi oleosi e altri prodotti agricoli dalla Russia e dalla Bielorussia. Questo incremento, che sarà di 95 euro per tonnellata, entrerà in vigore il 1° luglio e riguarderà solo le merci dirette verso l’UE, escludendo quelle in transito verso Paesi terzi, per evitare crisi alimentari nei Paesi dipendenti da queste importazioni.
La proposta, approvata il 30 maggio, modifica il Regolamento Europeo 2856 del 1987, introducendo nuove tariffe per cereali, semi oleosi e prodotti derivati, inclusi pellet di barbabietola e piselli secchi provenienti da Russia e Bielorussia. I dazi sulle esportazioni di questi Paesi verso l’UE aumenteranno di 95 euro per tonnellata o del 50% ad valorem, a seconda del prodotto. La tariffa sul grano duro passerà duqnue da 53 a 148 euro per tonnellata, mentre frumento tenero e segale, finora esenti, saranno tassati 95 euro per tonnellata. I semi di girasole, finora esenti, saranno soggetti a un dazio del 50% del prezzo di ingresso.
Vincent Van Peteghem, ministro belga delle finanze, ha dichiarato: “Queste misure impediranno quindi la destabilizzazione del mercato cerealicolo dell’UE, fermeranno le esportazioni russe di grano prodotto nei territori dell’Ucraina illegalmente appropriati e impediranno alla Russia di utilizzare i proventi delle esportazioni verso l’UE per finanziare la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina. Questo è ancora un altro modo in cui l’UE mostra un sostegno costante all’Ucraina”.
A tal proposito, Coldiretti ha voluto sottolineare la necessità della manovra: “Dobbiamo tutelare i produttori di grano italiano da importazioni sleali, come quelle che si stanno moltiplicando da Russia e Turchia – dichiara Ettore Prandini, presidente di Coldiretti -. Per questo servono misure temporanee ed eccezionali come quelle approvate in queste ore, ma serve ancora di più il rispetto del principio di reciprocità. Le regole che vengono imposte ai nostri agricoltori devono valere per chi vuole vendere da noi. Allo stesso tempo chiediamo la modifica del codice doganale sull’origine, cancellando il concetto di ultima trasformazione sostanziale. Stiamo raccogliendo un milione di firme in tutta Europa per avere l’obbligo di inserire l’origine in etichetta su tutti gli alimenti”.
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