Quello del frumento di grano duro è un mercato che ha vissuto forti problemi nella campagna 2023/24 in quasi tutte le regioni produttive affrontando un calo globale complessivo del -9%.
In particolare, nel Nord America, a causa della siccità, le produzioni sono calate del 30% per il Canada e dell’8% per gli Stati Uniti. Anche la produzione in Nord Africa ha subito un calo (-11%), complici le condizioni climatiche, fattore che ha indubbiamente inficiato anche su quella europea (-6%), colpita da fortissime e insolite piogge che hanno influito sul marcato deterioramento della qualità.
A fare eccezione in questo quadro sono Russia e Turchia che hanno invece ottenuto una produzione elevatissima. “In particolare, la Turchia è diventato un paese esportatore netto di grano duro, e ha soddisfatto la forte richiesta dell’Europa con un grande afflusso di importazioni da agosto 2023 in avanti – ha spiegato Carlotta De Pasquale, analista di Areté – il che ha portato ad un importante calmieramento dei prezzi nazionali, che ad inizio campagna avevano vissuto un rimbalzo”.
Stock ai minimi storici ma c’è speranza per la prossima campagna
Negli ultimi 5 anni, la situazione del mercato a livello globale si traduce in un’erosione sempre più marcata degli stock, che oggi sono ai minimi storici. L’imminente campagna di giugno, però, potrebbe portare ad una ripresa.
“Le stime parlano di un +40% per il Canada, che merita però di essere monitorato per la carenza di umidità del suolo e delle precipitazioni alla finestra della prossima campagna. In aumento anche Turchia e Russia che dovrebbero raggiungere record produttivi per via di un forte investimento nelle aree di coltivazione”, chiarisce De Pasquale.
Anche per il Nord Africa, per quanto la produzione rimanga comunque a livelli scarsi, è previsto un aumento. Per l’Unione Europea invece, secondo Areté, il calo produttivo si aggira attorno al -2% ed è principalmente dettato dalla scelta degli agricoltori di seminare altre colture, più remunerative.
Siccità e calo delle aree incrinano la produzione italiana
La Commissione europea ha stimato che l’Italia ha subito un calo del -10% delle aree di produzione e vedrebbe una ripresa delle rese attorno al 6%. “Una ripresa che però non va a compensare il calo delle aree – prosegue De Pasquale – è previsto infatti un calo del 5%. La qualità del frumento andrà però valutata a tempo debito, per adesso non abbiamo elementi per presupporre livelli qualitativi simili allo scorso anno”.
Nell’attuale contesto l’Italia non si trova in una situazione ideale soprattutto per quanto riguarda la Sicilia, un’area di produzione per il frumento duro fondamentale per il Paese. Infatti, la siccità che ha colpito la regione sta seriamente limitando le prospettive produttive.
Turchia: quale futuro per le esportazioni?
Russia e Turchia, come già sottolineato, rappresentano al momento due bacini produttivi strategici per la soddisfazione della richiesta di approvvigionamento in Europa e in alcune aree del mondo.
“Da un lato i dati sullo sviluppo in Turchia confermano la prospettiva di una produzione elevata e ci manteniamo su livelli di sviluppo della vegetazione simili allo scorso anno, dall’altro bisognerà vedere quando e quanto saranno disponibili le esportazioni turche”. Il governo turco infatti ha sempre limitato i quantitativi esportabili di grano duro fino all’impedimento dell’export stesso, fatta eccezione per la scorsa campagna, appunto.
“La nostra aspettativa è quella di una Turchia che continuerà ad esportare perché vive un contesto di grande svalutazione della lira turca. Questo rende forte l’incentivo delle esportazioni, che sono in dollari. Ci aspettiamo dunque che il governo turco abbia interesse a ottenere attive le esportazioni”.