Crollano le importazioni nei porti USA: l’effetto dei dazi si fa sentire

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Per la prima volta in oltre un anno e mezzo, le importazioni nei principali porti container degli Stati Uniti sono destinate a registrare un calo su base annua. Lo segnala il rapporto Global Port Tracker della National Retail Federation (NRF) e Hackett Associates, che attribuisce il rallentamento all’impatto crescente dei dazi imposti dall’amministrazione americana.

“Stiamo vedendo le vere conseguenze dei dazi sulla catena di approvvigionamento”, ha dichiarato Jonathan Gold, vicepresidente della NRF per le politiche doganali. “Aumenti di costi per le imprese, riduzione dei volumi e, alla fine, prezzi più alti e minore disponibilità per i consumatori”.

I dazi introdotti da febbraio – inclusi quelli minimi del 10% su tutti i partner commerciali, misure “reciproche” su decine di Paesi e un’imposta del 145% sulla Cina – arrivano in un momento cruciale per gli ordini retail. Molti rivenditori, soprattutto piccoli, stanno infatti bloccando o cancellando ordini.

Le previsioni indicano un calo delle importazioni di almeno il 20% da giugno all’autunno, con un possibile -10% sull’intero 2025. Nonostante ciò, il commercio non è fermo, come sottolinea Ben Hackett: “Le compagnie marittime stanno riducendo le tratte e consolidando i carichi, ma parlare di catena logistica ‘in frantumi’ è esagerato”.

Nel dettaglio, marzo ha registrato 2,15 milioni di TEU (+11,3% annuo), aprile è stimato a 2,2 milioni (+9,1%). Ma da maggio si prevede un’inversione: -12,9% a 1,81 milioni di TEU, con ulteriori cali previsti fino a settembre. La prima metà del 2025 si chiuderà, secondo le nuove stime, con 12,13 milioni di TEU, appena lo 0,3% in più rispetto al 2024. Nel 2024 le importazioni avevano raggiunto i 25,5 milioni di TEU, in crescita del 14,7%, sostenute da scorte preventive legate a scioperi e scenari politici.

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