Tyson Foods ha superato le aspettative di Wall Street nel secondo trimestre, trainata da una domanda sostenuta per i suoi prodotti a base di pollo e da una riduzione dei costi. L’azienda ha confermato le previsioni di fatturato per l’anno in corso.
Il gruppo ha registrato una crescita robusta nella divisione pollo, in particolare nei canali della ristorazione e del food service, riuscendo così a bilanciare l’impatto dei prezzi elevati della carne bovina dovuti alla scarsità di bestiame negli Stati Uniti.
I consumatori statunitensi, sempre più orientati a mangiare a casa, hanno premiato le linee di carne surgelata e piatti pronti. Tuttavia, il clima di fiducia dei consumatori è in calo da quattro mesi consecutivi, complice il timore di un aumento dei prezzi legato alle politiche tariffarie dell’amministrazione Trump.
Tyson ha segnalato che le modifiche nei dazi e nelle politiche commerciali potrebbero causare disagi nelle vendite, anche se l’export rappresenta meno del 10% del suo business. Le controversie commerciali incidono inoltre sui prezzi delle materie prime, generando costi aggiuntivi.
Nel frattempo, Smithfield Foods, principale concorrente di Tyson nel settore suinicolo, ha dichiarato che la Cina non è più un mercato accessibile a causa delle tariffe di ritorsione, che hanno portato il dazio effettivo sul maiale statunitense al 172%.
Nel trimestre chiuso il 29 marzo, Tyson ha registrato un utile rettificato di 92 centesimi per azione, battendo la stima di 82 centesimi. Le vendite nette si sono attestate a 13,07 miliardi di dollari, leggermente al di sotto delle attese.
Il margine operativo del segmento pollo è salito al 7,5% rispetto al 3,9% dell’anno precedente, mentre quello del settore suino è passato dal 2,2% al 3,7%. Il segmento manzo ha visto un incremento delle vendite del 4,9%, con prezzi in aumento dell’8,2% ma volumi in calo dell’1,4%.
