L’agroalimentare italiano continua a brillare sui mercati internazionali e chiude il 2024 con un nuovo record: 67,5 miliardi di euro di esportazioni, oltre 5 miliardi in più rispetto al 2023. Si tratta del valore più alto mai registrato, con una crescita media annua del 6,5% dal 2010. Per la prima volta, il settore vale quasi l’11% del totale export nazionale, attestandosi al 10,8%.
I dati sono stati presentati da The European House – Ambrosetti in vista della nona edizione del Forum “La Roadmap del futuro per il Food&Beverage”, in programma a Bormio il 6 e 7 giugno. Durante l’evento di lancio, Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di TEHA, ha commentato l’effetto dei dazi statunitensi sul Made in Italy. “Il nostro export agroalimentare negli USA è cresciuto del 17% nell’ultimo anno – ha spiegato –. In teoria, i dazi potrebbero impattare fino al 20% del nostro export verso gli Stati Uniti, ma la realtà è diversa: dei 7,8 miliardi esportati, oltre 6 riguardano prodotti che non hanno alternative sul mercato domestico americano. Di conseguenza, l’impatto reale, anche se i dazi venissero confermati, potrebbe limitarsi a circa 300 milioni di euro”. Tra i prodotti che risultano insostituibili, De Molli ha citato il vino, le conserve di pomodoro, la pasta, le salse, le farine e in generale i prodotti a denominazione DOP e IGP.
Il vino italiano si conferma il prodotto più esportato con oltre 8 miliardi di euro nel 2024 e una crescita del 5,5%. Lo seguono pasta e prodotti da forno, con 7,6 miliardi di export (+8,6%). Ottimi i risultati anche per grassi e oli vegetali, che raggiungono i 4,1 miliardi (+27,2%) e per il cioccolato, che cresce del 17,8% fino a toccare i 3,4 miliardi. Bene anche i latticini (+9,1%, 6,5 miliardi), la frutta fresca (+8,3%, 3,9 miliardi), i piatti pronti (+6,2%, 4,1 miliardi) e le bevande diverse dal vino (+5%, 4,2 miliardi). Più contenuti ma comunque positivi i dati sul cibo per animali (+3,3%, 3,1 miliardi) e sulla frutta e verdura trasformata, che vale 6 miliardi (+0,7%).
Secondo lo studio TEHA, l’Italia è leader mondiale in 15 categorie merceologiche del comparto agroalimentare. Detiene il 76,3% del mercato globale dei pomodori pelati, il 48% della pasta, il 34,5% degli amari e distillati, il 29,9% dei salumi e il 29% della bresaola. Detiene inoltre il 24,1% del mercato mondiale della passata di pomodoro, il 21,9% delle verdure lavorate e il 9,4% del sidro di mele. È seconda al mondo per l’export di castagne (25,2%), vino (20,7%), olio di oliva (17,4%) e caffè (15,8%). “La forza dei prodotti italiani nel mondo – ha sottolineato Benedetta Brioschi, partner di TEHA – risiede in livelli di qualità che non hanno confronto in Europa: il valore medio delle nostre esportazioni è oggi di 254,5 euro per 100 kg di prodotto, ben sopra a Spagna (214 euro), Paesi Bassi (207), Germania (172) e Francia (131 euro)”.
Anche sul fronte territoriale emergono dati significativi: la Lombardia si conferma prima regione per fatturato agroalimentare con 50 miliardi di euro (19% del totale nazionale), in crescita del 41% rispetto al 2015. L’export regionale ha raggiunto quota 10,9 miliardi. In particolare, la Valtellina si distingue come eccellenza del settore: Sondrio è l’undicesima provincia italiana per valore delle produzioni certificate (260 milioni di euro) e la quarta per produzione vinicola, con 3,2 milioni di bottiglie all’anno per un valore di 24 milioni. “Abbiamo scelto Bormio per ospitare uno degli eventi più importanti del settore agroalimentare – ha concluso De Molli – per valorizzare l’impegno di una comunità che, puntando su qualità e tradizione, rappresenta un modello di valore socioeconomico per la Lombardia e per l’intero Paese”.