Tupperware al capolinea: il gigante dei contenitori alimentari verso la scomparsa?

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Tupperware al capolinea

Il colosso americano Tupperware, noto per i suoi contenitori per alimenti, potrebbe scomparire per sempre. In difficoltà da anni, la multinazionale ha dichiarato fallimento il 18 settembre, avviando una procedura di protezione, ai sensi del Chapter 11, presso la Corte Fallimentare del Delaware. Questa scelta è il risultato di anni di problemi economici e di un calo delle vendite che si protrae da sei trimestri consecutivi, a partire dal 2021.

Durante la pandemia, l’azienda aveva temporaneamente beneficiato di una fase di crescita: il lockdown aveva spinto molte persone a trascorrere più tempo in casa, riscoprendo il piacere di cucinare e la necessità di conservare alimenti. Tuttavia, con il ritorno alla normalità e la riapertura dei ristoranti e dei servizi di delivery, la domanda di contenitori alimentari è diminuita drasticamente. Questo calo è stato aggravato dalla crescente concorrenza di prodotti simili, spesso più economici e offerti da aziende maggiormente capaci di adattarsi alle nuove esigenze dei consumatori.

Nonostante tutto, Tupperware continua a godere di un’ampia riconoscibilità del marchio e di una clientela fedele, specialmente tra i clienti più anziani. Fondata nel 1946 dal chimico Earl Tupper, che introdusse il polietilene come materiale innovativo per la creazione di contenitori, l’azienda non ha basato il suo successo solo sulla qualità dei prodotti, ma anche su un metodo di vendita rivoluzionario. La vicepresidente Brownie Wise ideò i famosi Tupperware party, eventi di vendita diretta nelle case, che permisero al marchio di espandersi rapidamente.

Negli anni ’50 e ’60, Tupperware divenne un fenomeno culturale e un simbolo della vita domestica americana. Le casalinghe che partecipavano alle vendite assumevano un ruolo centrale nel commercio e nel tessuto sociale, ottenendo una certa indipendenza economica e professionale in un periodo in cui le opportunità lavorative per le donne erano limitate.

Col tempo, però, il modello di business basato sui party ha iniziato a mostrare i suoi limiti. L’azienda non è riuscita a rinnovarsi al ritmo dei cambiamenti del mercato e delle abitudini dei consumatori, diventando vulnerabile alla concorrenza di imprese più agili e innovative. Se da un lato Tupperware ha continuato a fare affidamento sulla brand awareness e su una solida base di clienti fedeli, dall’altro non è riuscita a cogliere nuove opportunità di business, quali, ad esempio, l’e-commerce.

La CEO Laurie Ann Goldman ha dichiarato che l’obiettivo del processo di fallimento è garantire all’azienda la flessibilità necessaria per affrontare le sfide future e rafforzare la sua posizione sul mercato. Staremo a vedere.

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