Tuttofood 2025 si conferma come uno dei palcoscenici più rilevanti per l’innovazione nel settore agroalimentare, con un’attenzione crescente ai temi della sostenibilità ambientale e sociale. In questo scenario si inserisce la presenza di AWorld, la startup italiana scelta dall’ONU per sensibilizzare i cittadini globali sui comportamenti sostenibili. Con un’app sviluppata in soli otto mesi, ma frutto di oltre cinque anni di lavoro continuo da parte di un team di 40 persone, AWorld si presenta alla fiera di Milano con un progetto in costante evoluzione: una piattaforma digitale che si aggiorna ogni settimana e cresce con gli utenti. Il contributo della startup al salone dell’agroalimentare va oltre la semplice presenza espositiva: attraverso una challenge aperta a tutti, AWorld mostrerà come tecnologia, gamification e premi concreti possano essere efficaci per stimolare comportamenti virtuosi lungo tutta la filiera, diventando strumenti utilissimi anche per aziende. “Non basta più comunicare: bisogna agire” spiega a CibusLink Alessandro Armillotta, CEO e co-founder. “Oggi i consumatori cercano aziende autentiche, capaci di dimostrare un impegno concreto. Strumenti come il nostro permettono di coinvolgere dipendenti e clienti su valori reali, traducendo la sostenibilità in azioni quotidiane”.
Nell’ambito di Tuttofood quale contributo può offrire AWorld a un settore come quello agroalimentare, oggi sempre più attento alla sostenibilità?
“Il nostro progetto nasce come strumento di engagement ed educazione alla sostenibilità, e il nostro scopo è portare le persone a vivere un vero cambiamento individuale, che si rifletta poi anche nelle aziende e nei territori. A Tuttofood lanceremo una challenge molto coinvolgente, aperta a tutti i partecipanti, per mostrare il funzionamento della nostra piattaforma. L’obiettivo sarà proporre contenuti educativi e azioni sostenibili concrete, che gli utenti dovranno completare. Il tutto sarà supportato da un sistema di gamification, che aiuta a mantenere alta l’attenzione su temi complessi, dove spesso il divario tra le buone intenzioni e i comportamenti effettivi è molto ampio. Grazie a percorsi personalizzati, cerchiamo di colmare questo gap e accompagnare le persone verso abitudini più virtuose. I partecipanti alla nostra challenge potranno anche vincere premi sostenibili”.
Quindi offrite alle aziende anche un modello replicabile da utilizzare oltre l’evento?
“Assolutamente. La nostra piattaforma è pensata proprio per essere adottata in modo personalizzato. Un retailer, ad esempio, può integrare le logiche di AWorld nelle proprie app o siti Web, offrendo ai clienti percorsi di sostenibilità, premiando i comportamenti più responsabili e costruendo una relazione fondata su valori reali. Oggi i consumatori cercano sempre più aziende che dimostrano impegno concreto e autenticità: non basta più comunicare, bisogna agire. Strumenti come il nostro possono essere ottimamente integrati negli ecosistemi digitali delle aziende coinvolgendo dipendenti ma soprattutto consumatori in modo profondo e autentico”.
Uno dei punti di forza di AWorld è anche la sua community. Quanto conta il coinvolgimento collettivo nel vostro progetto?
“Conta tantissimo. Noi abbiamo imparato che le persone agiscono fondamentalmente per quattro motivi: il miglioramento personale, perché fare del bene fa sentire bene; il senso di appartenenza a una community; il gusto della competizione e, infine, per una ricompensa. Questi elementi insieme costruiscono il cambiamento: creano motivazione, continuità e soddisfazione. Ecco perché la nostra app non si limita a “dire cosa fare”, ma accompagna in un viaggio che coinvolge emotivamente, socialmente e anche attraverso piccoli riconoscimenti concreti”.
Un modo di agire che si riflette anche nella scelta dei partner per i premi
“In un mondo che ha comunicato tanto e fatto poco la coerenza diventa fondamentale, per questo noi collaboriamo solo con realtà che vivono davvero i valori della sostenibilità come Rifò, Mana Vintage o Babbel, solo per citarne alcuni. Non mettiamo in palio oggetti inquinanti o premi che spingano al consumo insostenibile. I nostri premi vanno dalle adozioni di alveari, al riutilizzo di abbigliamento, ai prodotti a chilometro zero. Anche quando inseriamo premi più pop, come un abbonamento Netflix, restiamo sempre in una logica di attenzione all’impatto”.
La vostra app è stata partner ufficiale della campagna ONU ActNow. In che modo questa esperienza ha influenzato lo sviluppo della piattaforma e l’approccio al mercato?
“Siamo stati selezionati come partner dall’ONU e dalla Commissione Europea per sensibilizzare i cittadini globali, e questo oltre ad essere un prestigioso riconoscimento è anche un ulteriore impegno al rigore. Non possiamo permetterci superficialità: ogni dato che forniamo – ad esempio, quanto acqua si risparmia con una doccia breve – è verificato, tracciato e spiegato. In più, lavorando a livello internazionale, dobbiamo sempre adattare i messaggi alle culture diverse: ciò che ha senso in Italia può essere percepito diversamente in Asia o in America Latina. Questa attenzione ci ha arricchito moltissimo”.
Come è cambiata la consapevolezza del consumatore in tema di sostenibilità e come AWorld può contribuire a rafforzarla?
“La conoscenza è sicuramente aumentata: oggi la sostenibilità è diventata mainstream, la trovi dappertutto. Ma paradossalmente il senso di empowerment sta diminuendo. Molte persone si sentono sopraffatte o disilluse, pensano di non poter fare abbastanza. Ed è un problema enorme: la crisi climatica non aspetta. Per questo è fondamentale insistere su piccoli cambiamenti quotidiani e renderli accessibili, gratificanti e soprattutto condivisi. Ne è un esempio l’utilizzo delle borracce al posto delle bottigliette di plastica, contro ogni pronostico sono entrate nella nostra quotidianità, soprattutto fra i più giovani, rappresentando una vittoria importante. Noi non ci rivolgiamo solo a loro perché crediamo che tutti possano entrare nella nostra community, anche perché la premialità piace a tutti e una recente campagna che abbiamo condotto mettendo in palio l’adozione di alveari e miele di api ci ha fatto capire come si possa arrivare anche a target diversi.
Nel contesto della filiera agroalimentare quali sono le aree in cui è più urgente intervenire per ridurre l’impatto ambientale?
“I temi principali sono chilometro zero, filiera corta, stagionalità dei prodotti e lotta allo spreco alimentare, che ancora pesa per quasi il 30%. Lavoriamo anche sulla sensibilizzazione verso l’impatto idrico e, sempre più, su un concetto chiave: la rigenerazione. Non basta più “non danneggiare”, dobbiamo restituire valore ai territori. Ad esempio, ripopolare le falde acquifere o rigenerare i suoli sfruttati. È una sfida enorme ma necessaria”.
Quale sinergia immaginate infine tra il vostro approccio innovativo e il settore agroalimentare?
“Vogliamo essere la guida di fiducia per aziende e consumatori. Da una parte educhiamo, dall’altra premiamo i comportamenti virtuosi. Grazie all’uso di Intelligenza Artificiale, la nostra piattaforma personalizza i percorsi per ogni utente, proprio come avviene sui social: ognuno riceve contenuti rilevanti per i propri interessi e abitudini. Questo rende l’engagement molto più efficace e duraturo.
In un mondo dove spesso si comunica senza agire, vogliamo dimostrare che si può essere concreti, premianti, credibili. E che, insieme, si può fare davvero la differenza”.