Dopo un 2023 da record Cooperativa Latte Arborea ha chiuso il primo di semestre dell’anno con numeri in crescita, con ricavi in aumento del 2,1% in linea con l’aumento dei conferimenti di materia prima da parte delle 158 aziende agricole e socie. Risultati importanti per l’insegna leader del mercato lattiero-caseario sardo e terzo player nazionale nel latte UHT, che si avvia a chiudere in linea con questi trend il 2024 guardando con profondo ottimismo al nuovo anno che porterà anche altre novità. Come ci ha spiegato Mario Landriscina, direttore vendite e trade marketing della cooperativa, dallo yogurt bianco di capra in particolare stanno arrivando feedback molto confortanti con ulteriori prospettive di crescita per i prossimi mesi.
Si avvicina la fine dell’anno, che bilancio si può tracciare del 2024 di Arborea?
“L’anno si concluderà sicuramente al di sopra delle nostre aspettative e siamo contenti. Il 2024 è stato caratterizzato da una generale complessità del mercato, derivante in parte da una parziale deflazione, soprattutto nella prima parte, che potremmo definire “tecnica” dopo il forte incremento dei prezzi registrato fra 2022 e 2023. Anche i volumi non hanno più registrato il calo degli ultimi mesi dello scorso anno ma nelle principali categorie merceologiche non sono positivi. Il latte UHT infatti ha un progressivo flat leggermente negativo ma comunque sotto l’1% a volume. In generale siamo quindi in una situazione complessa ma per quanto ci riguarda siamo soddisfatti perché nel primo semestre abbiamo registrato un andamento positivo sia a volume che a valore e la crescita del latte UHT ci sta dando grandi soddisfazioni. In generale quest’anno supereremo i 240 milioni di euro di fatturato, una soglia storica per noi, anche grazie all’andamento positivo dei conferimenti visto che abbiamo più latte da lavorare. Un altro importante risultato che stiamo raggiungendo grazie al miglioramento della retribuzione per litro/latte che ci vede in continuo miglioramento anche nel 2024 rispetto al 2023. Rispetto al primo semestre prevediamo un ulteriore passo avanti perché sia l’estate che l’avvio di ottobre sono stati molto positivi”.
Quello del latte UHT è il comparto che sta avendo il riscontro più rilevante?
“Nel latte UHT siamo senza dubbio l’azienda che performa meglio sul mercato. Cresciamo con un +15% sul progressivo anno e dovremmo rispettare questo trend anche sul 2024. Tutto ciò grazie ad un piano commerciale avviato ormai da tre anni che, grazie anche all’introduzione della comunicazione televisiva, ha impresso un cambio di passo in termini di crescita di rotazione per punto di ponderata, soprattutto nel parzialmente scremato e nel senza lattosio dove stiamo ormai raggiungendo il 70% come distribuzione ponderata a livello nazionale. Siamo soddisfatti perché non si tratta più di uno sviluppo legato a una crescita distributiva ma sta assumendo un carattere sempre più consolidato. Con questi traguardi ci stiamo confermando come terzo player nel mercato del latte UHT mentre nel Centro Italia abbiamo raggiunto un risultato storico ottenendo la leadership di mercato, ma anche Nord-Ovest e Sud Italia ci stanno dando soddisfazioni. Di recente poi abbiamo iniziato a sviluppare l’area Nord-Est con l’attivazione dei principali gruppi distributivi di quell’area”.
Negli ultimi anni avete investito molto in innovazione, con quali risultati? Su quali segmenti punterete nel 2025?
“Anche in questo caso abbiamo avuto risultati superiori alle aspettative da quelli che sono stati i due principali filoni di innovazione. Uno è il latte senza lattosio all’interno del comparto del delattosato dove abbiamo lanciato il latte UHT proteico sempre a marchio Arborea che sta avendo performance importanti. Un prodotto con ampi margini di miglioramento, soprattutto in distribuzione ponderata. Come rotazioni osserviamo un livello da leadership in quel comparto. Stiamo crescendo mese su mese e questo determina senza dubbio un valore aggiunto.
Il secondo filone è quello della capra dove abbiamo lanciato due prodotti nuovi di yogurt a marchio Girau: kefir al cucchiaio e greco di capra arrivati tra aprile e maggio, che si sono aggiunti al kefir di capra da bere arrivato a fine 2023. Introduzioni che hanno avviato una vera e propria categoria dello yogurt di capra fino a quel momento inesistente nel mercato italiano con queste varietà. Ovviamente non si può costruire una categoria su un singolo prodotto e da quando abbiamo fatto questa operazione le soddisfazioni maggiori sono arrivate proprio dal prodotto storico. È come se il consumatore, grazie all’ampliamento assortimentale, avesse preso coscienza dell’esistenza nei negozi di questa categoria. Non si spiegherebbe altrimenti questo incremento così importante nello yogurt convenzionale di capra che noi gestiamo da tantissimi anni. Grazie a questa operazione la categoria è cresciuta del 60% a volume nelle ultime tredici settimane, con un progressivo del +41% da inizio anno. Lo yogurt bianco di capra (in questa categoria i gusti non funzionano) sviluppa il fatturato del bianco proteico, ciò significa che sta assumendo un volume d’affari sempre meno marginale”.
Quanto può ancora crescere lo yogurt bianco di capra che vi contraddistingue sul mercato?
“Pensiamo possa triplicare i volumi nei prossimi due anni perché sta seguendo ritmi davvero notevoli e attualmente, come Girau, siamo leader della categoria con una quota del 60% sia a valore che a volume. Si tratta di una categoria ad alto valore aggiunto, con un rapporto euro-chilo che è tre volte superiore a quello dello yogurt vaccino. In prospettiva vogliamo continuare su queste due direttrici di crescita, sviluppo e innovazione sia con il senza lattosio che, ovviamente, con lo yogurt di capra, ma ci saranno novità anche nel vaccino”.
In gennaio presenzierete alla prossima edizione di Marca, qual è il vostro rapporto con la private label e che novità presenterete in occasione della fiera di Bologna?
“Nell’ambito della private label siamo attivi per quanto riguarda lo yogurt essendo fornitori di marchi importanti, mentre nelle altre categorie di fatto non siamo presenti se non marginalmente. Questo anche per una questione strategica, Marca però sarà l’occasione per poter presentare alcune novità nel segmento dello yogurt senza lattosio sul quale puntiamo. Solitamente i nuovi lanci avvengono nella finestra di Pasqua quando c’è la revisione delle categorie del fresco ma Bologna sarà senza dubbio una bella vetrina prima delle presentazioni ufficiali a TuttoFood 2025”.
Che peso ha l’export a livello aziendale?
“Non avendo DOP come possono essere Parmigiano, Grana o Gorgonzola per noi rappresenta una voce molto marginale, anche se partecipiamo a fiere internazionali come Anuga a Colonia e Sial a Parigi. Per il mercato estero abbiamo investito su una proposta che è anche espressione del Made in Italy e va ad aggredire un vuoto d’offerta che a mio parere ha grandi potenzialità, ovvero il mascarpone UHT. Permette infatti di lavorare una quantità di grasso anche di alta qualità che noi abbiamo per via della scrematura del latte. Questo mascarpone ci sta dando grandi soddisfazioni sia come mercato diretto – nel Far East e negli Usa – sia in partnership con altre aziende che hanno un export ormai consolidato proprio perché hanno nel loro portfolio DOP importanti”.
Negli anni invece come si è evoluto il vostro rapporto col resto del mercato italiano?
“Continuo a sostenere che il nostro vero export è quello con il resto della Penisola. Siamo un’azienda insulare quindi per noi approdare in continente è sempre stato come andare all’esterno in Francia o Germania, si è sempre trattato di un mercato nuovo. Per noi esportare significa portare merci al di là dei confini sardi e del mare, perché di fatto l’azienda ha sempre fatto in loco la parte preponderante del proprio fatturato. Si trattava di circa l’80% quando sono arrivato, mentre attualmente pesa meno della metà. Il mercato nazionale è passato dai 40 milioni del 2019 ai 110 di quest’anno. Il resto dell’Italia per noi è come il mercato estero di altri marchi perché ha ampi margini di sviluppo anche se difficilmente riusciremmo a soddisfare l’intera domanda avendo limiti nella disponibilità di latte. Nel lattiero caseario la reason why dell’export è sicuramente la DOP, tutte le grandi aziende che sviluppano un fatturato oltre confine non lo fanno con il latte UTH, il fresco o lo yogurt ma prevalentemente con i formaggi o le materie grasse. Un ambito nel quale come detto stiamo investendo sul mascarpone UHT perché ha un mercato che offre spazi di manovra e soprattutto una shelf life che arriva anche a dieci mesi consentendo di sviluppare anche tutta la produzione dolciaria”
Sotto il profilo della sostenibilità quali sono le politiche dell’azienda?
“La sostenibilità è senza dubbio uno dei nostri punti di forza. Ormai da due anni pubblichiamo il nostro “Bilancio di sostenibilità” e, dove possibile, lavoriamo per ridurre l’impatto di plastica, packaging e imballi. Pratiche che proprio in questi mesi abbiamo applicato anche al latte UHT sostituendo la valigetta di plastica con quella di carta, nonostante un costo superiore. Abbiamo inoltre lavorato per ottenere la certificazione del “Benessere animale” e abbiamo introdotto anche un cacao equo solidale di Altro Mercato per quanto riguarda il latte arricchito. Cerchiamo di migliorarci in ogni ambito anno dopo anno proprio come da relazione di impatto, che è uno dei nostri principali impegni”.
Che risultati avete ottenuto?
“Abbiamo lavorato sull’R-PET per migliorare il contenuto della plastica passando dal PS al PP al polipropilene che ha un minor impatto in termini di materiale nel vasetto di plastica. Siamo arrivati ad avere il 100% di latte certificato “Benessere Animale”; il 34% della frutta aziendale più green; circa cinquemila metri di parco fotovoltaico; il 96% degli acquisti proviene da fornitori italiani in termini di ritorno sull’economia nazionale e impieghiamo 421 lavoratori di cui il 45% sono donne. Siamo inoltre orgogliosi di aver ridotto del 30% lo spreco alimentare da resi, una voce che stiamo migliorando costantemente proprio perché non sopportiamo gli sprechi e intendiamo fare ancora di più. Sono infine molto incoraggianti anche i numeri sulle certificazioni internazionali e le analisi qualitative interne. Tutti impegni di sostenibilità che ci sono imposti dal nostro statuto di impresa benefit ma nei quali crediamo anche molto”.