Quanto siamo capaci di vivere il presente? Questa è una domanda che tocca nel profondo ognuno di noi, e se ce la auto rivolgiamo in un periodo in cui tutto è utilizzato e cestinato nel giro di pochi giorni (informazioni, scenari politici, strategie industriali, etc) abbiamo sicuramente molto su cui riflettere. Quando noi analisti esaminiamo i dati di mercato e raccontiamo numeri attuali cercando di prevedere scenari futuri, non sempre la nostra mente si sofferma sul passato meno recente, poiché i cambiamenti del mercato sono veloci e repentini, come dimostrato negli ultimi 20 anni, nonostante una stagnazione economica che ci ha caratterizzati per un lungo periodo.
Tuttavia, analizzando alcuni indici prestazionali di grandi aziende (TOP 6 ITALIA) su un arco di dieci anni (2014-2023), emergono considerazioni interessanti. In questo articolo vi racconto l’esame che in GDONews abbiamo realizzato di recente sui primi sei retailer per dimensioni della gdo italiana, intesi come singole ragioni sociali, per condividere con voi alcune considerazioni.
Premessa: in questa top 6 manca Eurospin, leader del mercato discount, poiché l’azienda opera “on the field” con cinque ragioni sociali, e questo non dettaglia alcuni aspetti presi in considerazione in questo articolo.
Chi sono i primi sei retailer per fatturato in termini di ragioni sociali in Italia?
Il primo è Esselunga, che nel 2023 ha superato i 9 miliardi di euro. Il secondo sarebbe Eurospin se avesse un’unica ragione sociale, ma troviamo invece Lidl, che nel bilancio depositato a febbraio 2023 ha registrato un fatturato di quasi 6,7 miliardi di euro. Il terzo è PAC 2000 con 3,9 miliardi di euro, seguito da Coop Alleanza 3.0 con quasi 3,9 miliardi. Il quinto è il gruppo GS, parte di Carrefour Italia, con 3,8 miliardi di euro, e il sesto è MD SPA, con quasi 3,6 miliardi.
Da questo ranking emergono già alcune considerazioni. Nei primi sei ci sono due (e potrebbero essere tre) discounters, il che rappresenta un elemento di novità rilevante. Inoltre, Coop, in particolare la sua azienda di punta in termini di fatturato, che perde posizioni a favore di uno socio Conad, l’attuale leader di mercato.
Un’ulteriore considerazione riguarda il calo dei ricavi di GS, frutto di strategie orientate all’ottimizzazione dei costi, come già illustrato in un recente articolo su GDONews. Infine, è importante notare che il fatturato di MD riportato a bilancio include le vendite (b2b) agli affiliati, ma non quelle degli affiliati stessi, ed in ogni caso è stabilmente nella parte più onorevole del mercato.
Questo porta il totale dei loro ricavi a circa 31 miliardi di euro, pari al 26% di quota di mercato nazionale, segnalando una crescente concentrazione del mass market retail italiano.
Un secondo indicatore associato ai ricavi è il cumulo dei loro utili, ovvero quanto margine di profitto è stato accumulato nel periodo 2014-2023.
Anche qui emergono dati significativi: Esselunga è l’azienda leader per cumulo degli utili nell’ultimo decennio, non essendo presente Eurospin nell’analisi. Al secondo posto c’è Lidl, con 1.295 milioni di euro, seguita da PAC 2000 con 496,6 milioni, MD con 438,6 milioni, mentre Coop Alleanza 3.0 ha registrato un passivo di 758 milioni, e GS SPA un passivo di 1,8 miliardi.
Questo panorama evidenzia come le due aziende con bilanci ancora negativi risentano del peso del canale ipermercati. E se qualche anno fa si associava il termine perdite al format ipermercati, oggi, con esempi virtuosi come Tosano e Finiper, si potrebbe rivedere questa affermazione. Tuttavia, Coop e GS non hanno ancora trovato il modo di rendere queste strutture redditizie.
Un ultimo aspetto interessante è la possibilità di dividere il periodo di dieci anni in due fasi quinquennali. Nel periodo 2014-2023, Esselunga ha aumentato i suoi ricavi del 30%, con un incremento del 10% nel primo quinquennio (2014-2018) e del 14% nel secondo (2019-2023). Tuttavia, la crescita del mercato nazionale nel secondo quinquennio è stata esponenziale rispetto ai primi cinque anni, ed il dato 14% non è così eclatante se rapportato alla crescita generale. A conferma di questo i risultati dell’EBITDA, che è effettivamente cresciuto del 28% nel decennio, da 482,4 milioni a 618,7 milioni. Ma mentre nel primo quinquennio è aumentato del 23%, nel secondo è diminuito del -12%.
Inoltre, il patrimonio di Esselunga, passato da 2 miliardi e 45 milioni nel 2014 a 2,2 miliardi nel 2023, mostrando un incremento dell’8%. Tuttavia, nel primo quinquennio, il patrimonio era aumentato da 2 miliardi e 45 milioni a 3 miliardi, mentre nel secondo è calato da 3 miliardi e 116 milioni a 2 miliardi e 2, registrando un -29%. Questo dato indica un cambiamento in atto che il mercato deve considerare.
Lidl, invece, ha visto i ricavi crescere del 120% in dieci anni, con un incremento del 42% sia nel primo che nel secondo quinquennio. A questa crescita assolutamente uguale tra i due quinquenni deve essere applicato il ragionamento di cui sopra.
Ed infatti, l’EBITDA di Lidl, che è passato da 134,3 milioni a 546 milioni, quindi cresciuto del 307% nell’arco di un decennio, è stato ottenuto con un incremento del 142% nel primo quinquennio e del 66% nel secondo. Anche il patrimonio, passato da 283,3 milioni a 1,708 miliardi, ha registrato una crescita del 503% nel decennio, ma con un aumento del 130% nel primo quinquennio e del 120% nel secondo, ovvero in un periodo molto più favorevole.
Cosa significa questo? Che, sebbene i numeri continuino a crescere, la saturazione del mercato è evidente.
Come affermato recentemente dal Cavalier Podini, patron di MD “Siamo condannati ad aprire nuovi negozi”, ma questa “condanna” si riflette nei bilanci, dove alcuni operatori iniziano a tremare; altri invece, pur essendo solidi, vedono erodere la qualità sviluppata in passato.