Nel mese di marzo 2025 il settore del food & grocery ha subito un duro colpo: secondo i dati diffusi dall’Istat, le vendite al dettaglio dei beni alimentari hanno registrato una flessione del 4,2% in valore e addirittura del 6,7% in volume rispetto allo stesso mese del 2024. Si tratta di un calo significativo, che riflette un rallentamento generalizzato nei consumi e una dinamica inflattiva che continua a comprimere il potere d’acquisto delle famiglie. La contrazione riguarda anche il confronto con il mese precedente: rispetto a febbraio, le vendite dei beni alimentari sono scese dello 0,5% in valore e dello 0,9% in volume. L’intero primo trimestre dell’anno si chiude così con un bilancio negativo: -0,1% in valore e -0,5% in volume per la componente alimentare.
Uno degli elementi che ha influito sul risultato di marzo è la diversa collocazione della Pasqua, che nel 2025 è caduta ad aprile mentre lo scorso anno si era celebrata a fine marzo. Questa differenza di calendario ha inevitabilmente pesato sulla domanda di prodotti stagionali come dolci pasquali, carni fresche, vini e spumanti, che solitamente registrano un’impennata in prossimità della festività. Il calo delle vendite, tuttavia, non si limita agli alimentari: anche nel settore non alimentare si osserva una contrazione, seppure meno marcata, con un -1,4% in valore e -2,1% in volume su base annua.
Il comparto beverage, pur non separato nei dati, risente chiaramente del rallentamento generale: prodotti come acque minerali, bibite gassate, succhi di frutta e bevande alcoliche sembrano aver subito un ridimensionamento, complice anche l’assenza di occasioni di consumo festive e condizioni climatiche ancora invernali. Si ipotizza un calo anche per il vino da scaffale, spesso legato ad acquisti promozionali o a ricorrenze familiari. In controtendenza, si segnalano due segmenti del non food che registrano una lieve crescita: i prodotti di profumeria e cura della persona (+1,8%) e quelli farmaceutici (+0,6%), probabilmente sostenuti da dinamiche stagionali e da una maggiore attenzione ai temi della salute e del benessere.
Un segnale altrettanto preoccupante arriva dall’analisi dei canali distributivi. La flessione coinvolge tutte le forme di vendita: la grande distribuzione perde il 2,6% rispetto a marzo 2024, le piccole superfici segnano un -3,1%, mentre il commercio elettronico arretra dell’1,3%. Le vendite al di fuori dei negozi, come mercati e ambulanti, registrano la contrazione più marcata: -4,7%. È il secondo mese consecutivo in cui tutte le modalità distributive risultano in calo, evidenziando una difficoltà strutturale nel rilanciare i consumi.
Alla luce di questi numeri, le prospettive per il secondo trimestre restano incerte. Molto dipenderà dall’andamento dei prezzi, dalla capacità delle catene distributive di stimolare la domanda attraverso promozioni mirate e dal recupero delle vendite pasquali nel mese di aprile. Il dato di marzo, tuttavia, rappresenta un campanello d’allarme per l’intero ecosistema del food & beverage, che si trova ad affrontare una primavera all’insegna della prudenza e della necessità di adattarsi a consumi sempre più selettivi.