Negli ultimi anni, il movimento “Buy European” si è trasformato da espressione di orgoglio regionale a leva strategica per la grande distribuzione. Sempre più consumatori scelgono prodotti realizzati in Europa, spinti da valori sociali, politici e ambientali. Secondo uno studio recente, sei persone su dieci usano gli acquisti come dichiarazioni politiche, privilegiando l’origine europea come segnale di sostenibilità e identità locale.
I retailer rispondono investendo in tracciabilità e certificazioni, rafforzando così la fiducia dei clienti e distinguendosi in un mercato affollato. La prossimità geografica aiuta anche a ridurre i rischi delle catene globali, offrendo alternative locali più affidabili.
Un ruolo chiave è giocato dalle private label, sempre più orientate a valorizzare ingredienti e produzioni locali. Non solo prezzo: oggi i marchi del distributore competono su qualità, design e autenticità. Anche i grandi brand europei stanno rilocalizzando la produzione per rafforzare la loro identità regionale e rispondere alle nuove esigenze dei consumatori.
I supermercati, da parte loro, riorganizzano l’assortimento esaltando la provenienza europea con etichette dedicate e narrazioni sul prodotto. Un’attenzione particolarmente apprezzata dalle famiglie, che mediamente spendono 221 dollari a settimana in spesa alimentare e sono sensibili a qualità e trasparenza.
Il digitale amplifica tutto ciò: piattaforme online, marketing mirato e storytelling coinvolgente contribuiscono a creare comunità fedeli intorno ai prodotti europei. Per la GDO, aderire al “Buy European” non è più un’opzione ma una necessità strategica per restare competitiva, rilevante e resiliente.