Fare la spesa in Grecia costa sensibilmente meno rispetto a sette altri Paesi europei, tra cui Germania, Francia, Regno Unito e Italia. Secondo uno studio dell’Istituto Ellenico per la Ricerca sul Commercio al Dettaglio dei Beni di Consumo (IELKA), il valore del “carrello medio” greco è inferiore del 46% rispetto a quello tedesco, del 26% rispetto a quello francese, del 24% rispetto al Regno Unito e del 15% rispetto all’Italia.
Anche rispetto a Portogallo, Spagna e Romania – Paesi solitamente considerati a basso costo – la Grecia mantiene un vantaggio tra il 7% e il 9%. Se si escludono le imposte sul valore aggiunto (IVA), le differenze diventano ancora più marcate: in Germania il carrello è del 54% più caro rispetto alla Grecia, in Francia e Regno Unito del 33%, mentre negli altri Paesi l’incremento varia dal 10% al 23%.
Il rapporto evidenzia come, nonostante in Grecia l’IVA su molti prodotti alimentari sia al 24% (più alta rispetto alla maggior parte degli altri Paesi europei), la spesa resti competitiva. In confronto, l’IVA sui beni alimentari di prima necessità è pari al 0% o 5% nel Regno Unito, 5,5% o 10% in Francia, 4% o 10% in Spagna, 6% o 13% in Portogallo, 4% o 5% in Italia, 7% in Germania e 9% in Romania.
Il merito, sottolinea IELKA, va ai distributori e fornitori greci, capaci di mantenere prezzi bassi grazie a politiche commerciali aggressive e a una filiera snella. È un trend che si conferma da dodici anni, secondo la serie storica dell’istituto.
Lo studio, condotto nell’aprile 2025, ha preso in esame oltre 6.000 prezzi relativi a 40 categorie merceologiche – sia marche industriali che private label – in 44 catene di supermercati europee, utilizzando dati da piattaforme di confronto prezzi e scontrini. Tra i fattori che influenzano le differenze emergono anche il livello di tassazione, i costi energetici e di trasporto, le abitudini dei consumatori, le condizioni climatiche e l’efficienza della distribuzione.