L’inflazione alimentare nel Regno Unito ha registrato un incremento del 2,4% su base annua nel mese di marzo, rispetto al 2,1% di febbraio, superando la media trimestrale del 2%. In particolare, il settore del cibo confezionato (ambient food) ha segnato un aumento del 3,7%, in netta crescita rispetto al 2,8% del mese precedente.
Dati più stabili emergono per i prodotti freschi, la cui inflazione è leggermente diminuita all’1,4% dal precedente 1,5%, pur restando sopra la media trimestrale dell’1,3%. Secondo Helen Dickinson, CEO del British Retail Consortium (BRC), gli aumenti sono dovuti a diversi fattori: “Gli alimenti confezionati hanno registrato la crescita più alta, con aumenti nei prezzi di bevande alcoliche e analcoliche a causa delle nuove accise e dell’effetto ritardato dei prezzi elevati dello zucchero a livello globale.”
L’aumento generale dei prezzi alimentari preoccupa il settore retail, già sotto pressione per i costi in crescita. Secondo il BRC, l’introduzione di nuove tasse sugli imballaggi e le spese aggiuntive derivanti dall’ultimo Budget porteranno a un aggravio di circa 7 miliardi di sterline per i rivenditori. “È fondamentale che riforme come l’Employment Rights Bill e la revisione delle imposte commerciali non aggiungano ulteriori costi e burocrazia”, avverte Dickinson.
Mike Watkins, responsabile Retailer e Business Insight di NielsenIQ, sottolinea come la competizione tra i rivenditori stia portando a strategie aggressive: “Per attirare consumatori restii alla spesa, le catene stanno puntando su promozioni stagionali, ma sarà necessario intervenire con tagli mirati ai prezzi per sostenere il flusso di clienti in vista della Pasqua.” L’industria alimentare si trova dunque in un equilibrio precario tra la necessità di contenere i costi e la spinta inflazionistica, con i consumatori che potrebbero trovarsi di fronte a nuovi rincari nei prossimi mesi.