La crisi climatica mette in ginocchio il mercato del cacao. Necessarie scelte più sostenibili

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Da diverso tempo si registra una vertiginosa crescita sulle quotazioni del cacao, e le preoccupazioni coinvolgono tutta la filiera di produzione. Quest’anno secondo Bloomberg saranno prodotte tra le 300 e le 500 mila tonnellate di cacao in meno. Se la produzione continuerà a calare, si potrebbe tra le altre cose, prospettare un futuro – che ormai potremmo già chiamare presente – in cui il prezzo del cioccolato e delle referenze in cui è protagonista sia inaccessibile su larga scala, provocando un effetto domino sulle vendite ed il loro picco. La causa pricipale di questa situazione assai delicata è la crisi climatica.

Quasi il 75% di cacao mondiale è coltivato in costa d’Avorio, Ghana, Camerun e Nigeria. Questi paesi, che stanno fronteggiando un imminente cambiamento epocale, sono vittime di eventi e catastrofi climatiche sempre più frequenti.  L’Africa occidentale, dove è concentrata gran parte della produzione globale, è vittima di una grave siccità: un’ondata di caldo che ha contribuito all’indebolimento dei raccolti alla quale si sono susseguite forti piogge – più del doppio della media secondo la BBC – e che hanno prodotto una serie di inondazioni e il conseguente danneggiamento delle coltivazioni.

Qualità e quantità del raccolto risultano compromesse anche dalla diffusione di malattie tra alberi del cacao, come il virus Cocoa swollen shoot. La maggior parte delle piantagioni inoltre ha circa 25 anni in questa zona geografica e il clima attuale non permette il ricambio con nuove piante, più giovani e forti. A questo si aggiunge l’uso intensivo di pesticidi e fertilizzanti necessario per il mantenimento delle piante, che danneggia però la salute di ambiente e lavoratori, in un clima sempre crescente di sfruttamento minorile – passato dal 31% al 45% tra il 2008 e il 2019 in Africa Occidentale, con 1,5 milioni di bambini lavoratori, come riportato recentemente da Eatable Adventures.. A contribuire è anche la deforestazione per la coltivazione del cacao che intensifica l’inquinamento e il consumo di CO2.

A creare lo squilibrio è la crescente domanda di portata mondiale di cacao, che si deve però scontrare con la realtà dei fatti, ossia la costante diminuzione delle esportazioni. Da questo quadro emerge dunque un’impennata record dei costi della materia prima, che si traduce in aumenti dei prezzi sui prodotti a scaffale.

Questo insieme di fattori, in un clima generale a cui si somma la crisi geopolitica e logistiche sempre più complesse, è possibile pensare a soluzioni realistiche? A proporne alcune sono due start up italiane del programma FoodSeed che potrebbero portare ad una svolta nella filiera del cacao all’insegna dell’Open Innovation.  

Innovazione made in Italy per un futuro più sostenibile? Arriva il Freecao

Il cioccolato senza cacao è la prima idea sviluppata dalla startup pugliese Foreverland: il Freecao. Si tratta di un prodotto realizzato con carruba, tipica dell’area mediterranea dove l’Italia, che offre una deliziosa alternativa al cioccolato tradizionale, con benefici significativi sia in termini di riduzione dei costi di trasporto sia di impatto ambientale.

Un progetto pionieristico che potrebbe rappresentare una svolta per l’industria del cioccolato anche grazie al taglio delle emissioni di CO2 dell’80% e il consumo di acqua del 90% rispetto al cacao, offrendo una scelta più sana grazie anche all’assenza di glutine, caffeina, ingredienti artificiali e una minore quantità di zuccheri.

L’innovazione è stata proposta da Foreverland proprio per il periodo di Pasqua con l’introduzione sul mercato del primo uovo di Pasqua senza cacao: un prodotto da 500 grammi, completamente plant-based, arricchito di nocciole, senza lattosio e senza glutine.

Innovazione Blockchain per una Filiera Etica?

Un QR Code sull’uovo che certifica l’origine sostenibile del cacao: è questa l’iniziativa lanciata per il periodo pasquale da Trusty, la startup abruzzese focalizzata sullo sviluppo di infrastrutture digitali per rendere trasparenti le filiere agroalimentari. Con l’utilizzo della tecnologia blockchain sviluppata dalla startup è stato possibile tracciare il primo uovo di cioccolato al fine di semplificare l’approvvigionamento sostenibile per le aziende.

Trusty, che collabora con alcuni degli attori chiave in paesi tropicali, fornisce strumenti e consulenza per l’integrazione e la raccolta dati tra agricoltori, cooperative, operatori logistici e industrie.

La tecnologia da loro utilizzata è conforme alle normative europee, ed è finalizzata a proporre il proprio impegno nella sicurezza alimentare e la sostenibilità, tentando di contribuire allo sviluppo di un commercio internazionale più trasparente.

Come la sostenibilità può supportare il mercato del cacao, in una crisi senza precedenti

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