Altro che “generazione sobria”. Secondo la nuova indagine OPUS di CGA by NIQ, la Gen Z non ha detto addio all’alcol, ma lo consuma con nuove modalità, orientate più alla moderazione che all’astinenza. In Italia, solo il 24% dei giovani tra i 18 e i 27 anni dichiara di aver ridotto il consumo nell’ultimo anno, mentre il 46% mantiene le stesse abitudini, il 13% beve di più e solo il 17% si dichiara completamente astemio.
A livello globale, emerge un maggiore interesse verso le alternative no/low alcol (21% contro il 17% della media), ma questa apertura non coincide con un abbandono delle bevande alcoliche, tanto che la Gen Z è tra le fasce che ha ridotto meno il consumo negli ultimi dodici mesi.
Protagonista indiscussa del “fuori casa”, l’82% dei giovani italiani frequenta settimanalmente bar, ristoranti e locali – una percentuale tra le più alte a livello internazionale. Un dato rafforzato anche dal 38% che dichiara di voler uscire ancora di più nei prossimi mesi. Il primo contatto con i brand di bevande avviene spesso proprio in questi luoghi, dove la sperimentazione è spinta dal desiderio di socialità e dalla voglia di condividere l’esperienza online.
Non a caso, il 46% dei giovani sceglie il proprio drink in base all’“instagrammabilità”, privilegiando cocktail colorati e visivamente accattivanti. I cocktail, infatti, sono la prima scelta tra i giovani italiani (46%), superando la birra (37%), nonostante il maggior costo. La motivazione? Il valore simbolico ed estetico del consumo, che alimenta l’identità digitale sui social.
“Nonostante la percezione diffusa di una generazione sobria, la Gen Z mantiene un rapporto attivo con l’alcol, dove l’estetica, la socialità e la curiosità verso nuovi brand giocano un ruolo decisivo”, sottolinea Beatrice Francoli, Sales Account Development di CGA by NIQ. “Per coinvolgerla davvero, i brand devono puntare su esperienze autentiche e visivamente condivisibili”.