Un anno complesso per il settore italiano dei salumi, che tra costi di produzione in aumento e l’infezione di massa provocata dalla peste suina cerca di districarsi tra sfide sempre crescenti che si ripercuotono anche sul mercato internazionale. Una situazione che secondo le stime di Assica sta determinando una perdita di almeno 20 milioni al mese per mancato export di prodotti e carni già dal gennaio 2022. A tirare le somme dell’anno è Davide Calderone, direttore di Assica, che afferma “il 2024 è stato un anno complesso che ha visto le aziende muoversi fra costi di produzione ancora molto alti, soprattutto con riferimento alla materia prima, e consumi interni in difficoltà a causa della minore capacità di spesa delle famiglie a seguito della forte inflazione che ha caratterizzato il biennio precedente. Un segnale positivo è arrivato dall’export, che ha evidenziato un’importante crescita soprattutto all’interno dell’Unione Europea, ma che ha dovuto fare i conti con diverse difficoltà nei Paesi terzi, dove, oltre alle chiusure decise da alcuni Paesi a causa della presenza della PSA sul nostro territorio, nel secondo trimestre ci si è misurati anche con le restrizioni imposte da USA e Canada a seguito del ritrovamento di un cinghiale infetto nel territorio di Parma lo scorso aprile”.
Le principali sfide che il settore dei salumi ha dovuto affrontare nell’ultimo anno riflettono un contesto in evoluzione, segnato da difficoltà economiche e sanitarie che ne hanno messo alla prova la stabilità della filiera produttiva. “La Peste suina africana è la sfida che il comparto sta affrontando, perché sta condizionando l’attività di tutti gli operatori della filiera in modo profondo, cambiando il settore con il grande rischio di impoverirlo – spiega Calderone – in questo momento il mercato si trova in una fase complessa, in cui il prezzo del suino tende a non calare e, per questo, vi sono ripercussioni forti su tutta la filiera. Si tratta di una problematica che sta influenzando gli operatori anche da un punto di vista emotivo, perché il numero di animali abbattuti a seguito dei focolai non è tale da spostare gli equilibri del mercato. Tutti i problemi relativi alla gestione delle zone di restrizione sono indubbiamente molto complessi, così come lo sono i vincoli all’export, in particolare verso Stati Uniti e Canada che costringono le aziende ogni giorno a dover programmare le proprie attività con molta attenzione e a gestire i propri approvvigionamenti con procedure ad hoc per non infrangere le regole imposte dai mercati di destinazione. Lo stesso, vale anche per le carni provenienti da zona di restrizione, parliamo di una tipologia di prodotto sanissimo, ma che in base alla normativa europea comporta regole per la macellazione separata e la gestione dei prodotti in lavorazione, situazioni che comportano difficoltà oggettive per macelli e salumifici”.
C’è poi c’è il tema legato alle quotazioni di mercato, “prezzi così alti dei suini non li abbiamo mai visti” continua Calderone, affermando che si tratta di un ampio problema che troverebbe però un possibile equilibrio con una “presa di coscienza da parte delle imprese di allevamento, macellazione, trasformazione e grande distribuzione per rendersi conto che già oggi i margini per i produttori sono bassissimi e che la filiera rischia di lacerarsi. Calderone sostiene e propone quindi una possibile soluzione concreta “dovremmo sostenere insieme la riduzione dell’aliquota IVA per carni e salumi, portandola dal 10 al 4%, sostenendo in tal modo i consumi e favorendo quindi la filiera tutta”.
La dura prova del 2024 per il mercato dei salumi italiano non è ancora conclusa e costringe le aziende ad operare tra costi elevati, limitazioni sanitarie ed una sempre ridotta capacità di spesa interna. In questo periodo di gravi difficoltà per il settore delle carni e dei salumi, Assica con il suo impegno a sostenere le aziende associate, mette in campo misure strategiche e mirate affinché possa garantire la stabilità della filiera. Oltre a difendere gli interessi degli allevatori, infatti, l’associazione sta anche lavorando per estendere il supporto alle altre fasi della produzione, mirando a rafforzare l’intera catena produttiva con l’obbiettivo di contenere gli effetti della peste suina africana. “Assica invita a prevedere aiuti non solo a sostegno degli allevatori, ma anche per gli anelli a valle, così da garantire un futuro alla filiera – afferma Calderone – il punto principale è che venga assicurata un’adeguata dotazione finanziaria per un piano pluriennale di eradicazione della PSA, attraverso il sostegno alle azioni introdotte da questa nuova struttura commissariale, molto competente”. Con lo sguardo al 2025 Calderone delinea inoltre una serie di priorità per affrontare le sfide attuali e valorizzare il settore, dalla normalizzazione dei mercati alla promozione del valore nutrizionale dei prodotti italiani, fino al potenziamento dell’export verso Paesi terzi. “Per il 2025 le priorità di ASSICA sono quelle di favorire una normalizzazione del mercato, con soddisfazione di tutti gli operatori della filiera”.
Cercando di mirare ad una maggiore stabilità per il prossimo anno Assica è alla ricerca di una visione comune tra le varie parti, con l’intento di rafforzare un settore strategico per l’economia italiana, conclude infatti Calderone “nondimeno ci ripromettiamo di aprire un dialogo costruttivo con la Grande Distribuzione, per comunicare l’alto valore nutrizionale e sociale dei nostri prodotti. Da ultimo, ma non per importanza, cercheremo di potenziare ulteriormente la nostra assistenza alle aziende per favorire l’export verso i Paesi Terzi, senza dimenticare in alcun modo il ruolo associativo in tema di sostenibilità delle nostre produzioni”.