Nel suo intervento alla cerimonia di consegna delle “Stelle al merito de lavoro” per il 2024, avvenuta pochi giorni fa, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è tornato a parlare della questione relativa alla parità salariale tra uomo e donna sottolineando che è dovere delle istituzioni operare per renderla ovunque effettiva e ricordando anche che l’art.37 della Costituzione afferma “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, deve avere le stesse retribuzioni che spettano ai loro colleghi di genere maschile”.
E ne se n’è discusso anche ieri al Forum Retail di Milano nel panel dedicato all’equità salariale, un tema centrale per la cultura aziendale inclusiva promosso all’interno dell’Associazione donne del retail, durante il quale Grazia De Gennaro di Maiora, Letizia Cantini di Svicom, Eleonora Graffione di Coralis e Francesca Lai di Carrefour hanno condiviso valori, progetti ed esperienze che portano avanti all’interno delle loro realtà (decisamente “illuminate”).
Eppure la strada da fare è ancora molto lunga. Il divario di genere negli stipendi del nostro Paese è ancora troppo elevato, pari a circa un terzo. Secondo quanto emerge dal Rendiconto Inps, le retribuzioni medie settimanali lorde degli uomini nel 2023 sono state in media pari a 643 euro. Una cifra nettamente superiore ai 501 euro medi percepiti dalle donne. Lo stacco è infatti del 28,34%. La situazione si aggrava ancor di più se si prende in analisi la differenza tra la media delle retribuzioni dei lavoratori comunitari, che si assesta a 582 euro, e quella delle persone extracomunitarie, che si ferma a 385 euro a settimana. Un gap pari al 51%. Se tra gli extracomunitari, si guarda lo squilibrio di genere, le donne prendono in media 309 euro a settimana, mentre gli uomini 432 euro.
Di rilievo anche la differenza tra il settore privato e quello pubblico. Per le donne, la retribuzione media giornaliera è di 77,6 euro, mentre per gli uomini 104,4 (+34,54%); la percentuale schizza al +68,04% nell’ambito immobiliare dove hanno una media giornaliera di 75,1 euro vs 126,2 euro. Risulta esserci un unico ambito dove la retribuzione per il gentil sesso è (lievemente) più alta: l’estrazione delle cave e delle miniere. In ambito manifatturiero, persiste la discriminazione salariale con 91,9 euro al giorno contro 115,2. Nel mondo del commercio lo stacco è tra 73,1 euro e 95,7. In quello domestico, le donne raggiungono i 52,5 euro lordi al giorno a differenza di 64,7 per gli uomini.
È evidente che intervenire su secoli di pratiche non eque, cercando di modificare alcuni aspetti come l’accesso delle madri al mercato del lavoro, il gender pay gap e la possibilità di raggiungere anche per le donne ruoli apicali, non è semplice e comporta sforzi intensi e mirati, ma è possibile e molte aziende anche in Italia lo stanno già facendo. Il progresso è fatto di passi in avanti concreti e proseguendo su questo percorso non si potrà che migliorare.